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26 December 2007

I tacchi a spillo di Sarkò

Siamo ai gossip sotto il vischio. Chissà perché molti uomini piccoletti e bassotti hanno una fissa: la giraffona con le gambe lunghissime. E' successo al Berlusca con Veronica Lario (e succede ancora con vallette e veline); al rospo Lambertow con Donatella Dini. All'altro ranocchio toscano Cecchi Gori con Valeriona Marini: in nessuno dei due casi i Rospi si trasformarono in Principi. A suo tempo, a Montezemolo con "Giovannona Coscialunga" alias Edvige Fenech. Più di recente, a Tom Cruise e Nicole Kidman. E pure a Nicolas Sarkozy per ben due volte: con Cécilia (alta 1,82) e ora con Carla Bruni (1,80 senza tacchi) che potete vedere e sentire in questo video, dove sospira e françoisehardyneggia mica male (quella Françoise Hardy del video posto qui a sinistra e imitata nello stile, dalla top-cantante torinese).
La faccenda sembra un gossip rosa ma assume, in realtà, risvolti di ehm...grande rilevanza genetica. Il piccoletto un po' scarso e la bella stangona: ovvero la "fattrice" che darà buoni puledri, migliorando la specie. Sarebbe dunque una "legge di compensazione". Darwin e Spencer c'entrano, eccome. Ma anche una sorta di sfida. Il bassotto con la bellona alta e inarrivabile sembra dire: beh, amici, fin lì... ci arrivo anch'io . Un modo per esorcizzare i complessi cosiddetti di inferiorità del maschio "calimero". Una sorta di protesi alle scarpe, di tacchi per rialzarsi e abbellirsi per interposta persona. Osservate Sarko, fotografato sul gradino "superiore" dai fotografi di corte in modo da mimetizzare astutamente i fatidici quasi 30 cm in meno, rispetto alla compagna.
Non sappiamo se gli attuali frutticini bianchi un po' appiccicosi del vischio di Capodanno, diventeranno fiori d'arancio primaverili per la "strana coppia" del momento. Sappiamo però che la Bruni in passato è stata chiamata Terminator per i suoi molteplici amori griffati: da Mick Jagger a Eric Clapton, da Kevin Costner al magnate Donald Trump; dal maitre à penser BHL (Bernard Henri Lévy) a suo genero le philosophe Raphael Enthoven da cui ha avuto un figlio. Non prima di averlo sottratto alla figlia di Lévy, la quale poi di questa scombinata love story made in family ne ha costruito sopra un romanzo di "sputtanamento" al femminile (genere sempre più in voga nella classifiche). Ma anche un Presidente francese, benché considerato un moderno monarca, è pur sempre a termine e decade dopo un quinquennio. Cinque anni, però, sono un bel record di questi tempi: in politica come in amore. Dopo il settimo, a detta degli angloamericani, subentra il "seven year itch" (il prurito del settimo anno) nel quale, molte coppie scoppiano. In tal caso Carla Bruni potrebbe dire quel che dichiarò, non senza una punta di malignità, l'algida Nicole Kidman al termine del suo matrimonio decennale con Tom Cruise": "Vorrà dire che adesso potrò calzare le scarpe col tacco".

Ma potrebbe pure accadere il contrario. Che a stancarsi dell'invadenza di una suocera troppo intrusiva sia lui, Sarkò. Infatti Marisa Bruni Tedeschi, madre di Carla, e aspirante FIRST SUOCERA in grande spolvero, rilasciava interviste ed esternazioni ad ogni pie' sospinto, durante il soggiorno romano nel quale Sarkò era in udienza dal Papa. Compreso il fatto che lui è troppo "di destra" e che bisognerà condurlo a più miti consigli. E allora chissà , Sarkozy, potrebbe averne abbastanza del costume italiota secondo il quale sposarsi con un'italiana (o italiano) significa andare a letto con la suocera. E dire: "Mariage à l'italienne? Non merci!".

Ma non corriamo troppo in avanti... Siamo solo all'inizio del mandato. E, come dicevano i gauchistes di quel '68 tanto deprecato da Sarkò, "Ce n'est qu'un début". Del resto la Bruni appartiene al genere, gauche au caviar; mentre Monsieur le Président, c'est la droite gaulliste. Un ostacolo o un'opportunità? Una cronista mondana francese interpellata sul tema, ha commentato un po' acidula: "Così lui avrà la sua apertura a domicilio" ("Comme ça lui, il aura son ouverture à domicile").

21 December 2007

Pranzo di Natale in DVD, ovvero La Buche

Per chi aborrisce i fim di Boldi-De Sica, o le solite italianate pecorecce e sguaiate; per chi detesta la tv nei giorni di Natale, per chi avesse già le glicemie preventive per cartoni animati, o i giochi a premi o vecchi film già visti e rivisti, eccovi un garbato filmettino francese in dvd dal titolo "La Buche". Distribuito da noi col banale titolo di " Pranzo di Natale" (1999) di Danièle Thompson. Che cos'è "la Buche"? (si scrive con l'accento circonflesso sulla u). E' un tipico dolce natalizio francese da servirsi alla fine del pranzo, a forma di tronchetto di cioccolato con le decorazioni in zucchero. Ma anche metafora di quel ceppo solido (che non c'è più) intorno al quale ci si dovrebbe stringere nel giorno di Natale. Tre sorelle, un po' cecoviane (sono di origine russa) un po' parigine, e assai diverse per carattere devono organizzare un cenone di Natale. Ma il bilancio della loro vita non quadra. La famiglia da cui provengono è disgregata e déracinée: un padre, virtuoso violinista assai libertino, una madre che non è nemmeno lei uno stinco di santo, ma abilissima nel rinfacciare le numerose scappatelle maritali, e loro tre: Ljuba (una Sabine Azéma spumeggiante), Milla la scontrosa introversa (Charlotte Gainsbourg, figlia del grande Serge) e Sonia la conformista traditrice e tradita (Emanuelle Béart) devono decidere se preparare o no il pranzo di famiglia con i genitori separati da anni. Ma Ljuba è incinta del suo amante sposato che non vuole sposarla, Milla fa l'eterna cinica scontenta che non crede più a niente, mentre Sonia la traditrice non perde il destro per compilare la nota di addebito sui difetti "adulterini" del vecchio padre e del marito. Il tronchetto di cioccolato pesa e non è propriamente un "tronchetto della felicità". Segreti, bugie, veleni e ripicche, retroscena svelati di una famiglia scombiccherata che però, nonostante tutto, rimane un rifugio, con un padre bambinone, estroso ed egoista, ma anche assai simpatico (Claude Rich). Indimenticabile, il duetto yiddish tra lui (violinista) e la figlia Ljuba (una strepitosa Sabine Azéma nel ruolo della cantante-danzatrice). Riflessione pacata e ironica sui piccoli e grandi drammi della vita, senza cercare ad ogni costo un happy end consolatorio, in una Parigi elegante avvolta da un'atmosfera natalizia consumista e ovattata, con la colonna sonora di Michel Legrand e qualche canzone di Dean Martin un po' melassosa che fa da contrappunto ironico al leggero malessere del nucleo famigliare. Ma alla fine il tronchetto di cioccolato arriverà a tavola con qualche piccolo gioco di fuochi d'artificio.

Buon Natale ed eventualmente, buona visione del film consigliato!

OT (o forse no): ho dimenticato di mettere il link che pubblico tutti gli anni, perciò corro ai ripari qui : http://www.natalesiamonoi.it/

16 December 2007

American Greetings without Christ(mas)

Con tutti i guai che abbiamo noi Italiani, alle prese con la nostra sgangherata repubblica dallo Stellone sempre più appannato e con l'effige della donna turrita sempre più diroccata, so bene che non dovrei ficcare il naso a casa d'altri. Ma come dice Michael Ledeen , se va a picco l'America va a picco l'intero mondo occidentale. Perciò l'America ci riguarda. La mia idea sul Natale di cui non dobbiamo vergognarci l'ho già espressa nel dicembre 2006 nel post
Giù le mani dal Natale. Inutile che mi ripeta anche quest'anno. A ripetersi semmai sono le solite maestre sceme di una scuola in sfacelo che si vergognano di allestire un presepe per gli alunni nel timore di urtare uno o due bambini di altre religioni, rispetto all'intero gruppo-classe. O qualche prete più codardo di don Abbondio che si affretta a portare via gli arredi sacri se arrivano ragazzini arabi-mussulmani a fare le prove di recita insieme agli italiani, nei locali della chiesa. Cioè a casa sua e nostra.

Non posso fare a meno di considerare però che la nazione nata sotto il segno di Dio nella sua Costituzione (the right Nation under God), che batte moneta con la scritta "In God we trust " abbia dei siti con cartoline animate bellissime e assai poetiche ma con la scritta "neutra" "Season's Greetings". Guardate voi stessi cliccando e troverete la danza della Fata Confetto (o di Zucchero Filato, a seconda delle traduzioni di Sugar Plum Fairy) e The Dancing Piper (dalla Danza dei Flauti), ambedue ispirati allo Schiaccianoci di Ciaikovskij. Sopra l'animazione compare la scritta "saluti stagionali" e non più Merry Christmas. Meno che mai trovasi abbreviato in Xmas, con la croce. Perché? semplice: la formula augurale di rito contiene la parola Christ, perciò potrebbe dar fastidio a chi non è cristiano. E la croce pure. Relativismo da marketing commerciale? Certamente! Business is business; money is money: è questo il nuovo vitello d'oro da adorare.
Ma lo Schiaccianoci di ETA Hoffmann nacque come fiaba romantica inserita a buon diritto in quel filone del magico natalizio tipico delle popolazioni cristano-protestanti nordeuropee. E quando Ciaikovskij in Russia (altra nazione cristiana) decise di farne una composizione musicale per balletto fu proprio per resuscitare la magia dell'infanzia, colmando in lui, che attraversava un periodo difficile, quel senso di perdita che fatalmente dà la vita. Perciò se qualche amico americano ci segue, la mia Fata Confetto gli dice Merry Christmas and Happy Xmas, spargendo manciate di stelline sull'albero. Per gli Italiani, invece, il solito tradizionale Buon Natale e Buon Anno, rimandandovi a questa bella Natività del Ghirlandaio.

13 December 2007

Al Supermercato il giorno dopo lo sciopero dei TIR

Sono stata a fare la spesa al supermercato, e vi ho trovato una situazione desolante. Banchi di frutta e verdura vuoti come questo qui. Con l'eccezione di qualche cespo di scarola riccia afflosciata e accartocciata sulle proprie frasche. Frutta: poca. Niente mandarini, niente clementini, solo poche arance ammaccate e non più fresche. Qualcuno, in preda alla psicosi da provviste belliche, aveva carrelli pieni di latte a lunga conservazione, di zucchero e pasta. Qualcun altro temendo per il proprio Natale, ha già fatto incetta di panettoni e pandori. Chissà a chi doveva distribuirli! Poi c 'era il patito per le cantine che aveva il carrello pieno di bottiglioni e damigianette di vino rosso. E un altro con un carrello stracolmo di confezioni-pacco di acque minerali manco dovesse partire per il Sahara. Si formavano già code alle casse con commesse svogliate e lente come TIR lumaca, bimbi piccoli sui carrelli in mezzo alle merci, che piangevano irritati stropicciandosi gli occhi. Tutto ciò, non faceva presagire niente di buono. Sono scappata via in fretta e furia in preda a una strana inquietudine: non ci sono buone sorprese sotto l'enorme albero di Natale posto nell'atrio del centro commerciale. Ho pensato che non sarà più così remota l'ipotesi di tornare a coltivarci gli orticelli. Per chi li ha,naturalmente. La borsa della spesa e le scorte alimentari sono il principale indicatore del malessere degli italiani. Mi domando con questo sfacelo, come faccia Prodi a resistere e a fregarsene di quel che gli casca addosso. Ho sognato un camion a rimorchio che lo rincorreva all'impazzata per travolgerlo, come nel film Duel di Spielberg. Lui, sudando scappava in bicicletta. Senza scampo. La verità è che riusciamo solo a farci del male tra di noi con le superscorte alimentari all'insegna del me-ne-frego-di-chi-resta-senza niente. E con gli scioperi che sono uno strumento usato e abusato con i quali ci prendono in ostaggio. I prezzi subiranno una micidiale impennata, e noi puntualmente pagheremo, facendoci salassare ancora di più. Frattanto Prodi e il suo governo, mangerà il secondo panettone del secondo Natale.
A scanso di equivoci, capisco benissimo le ragioni dei camionisti che vi invito a leggere qui. E sul caro-gasolio hanno ragione loro. E voi che ne pensate?

10 December 2007

Nel pacchetto sicurezza sta nascosta la gayezza

Tutti quanti si chiedono: "Che ci azzecca la forcaiola norma antiomofobia col pacchetto sicurezza?". Mica dobbiamo temere l'assalto dei gay...Solo quello dei balordi stranieri provenienti da aree dove a casa loro li farebbero marcire in galera senza tanti complimenti né remore. E invece queste "idee di polizia preventiva", rientrano perfettamente nell'infima politicuzza del do ut des, del continuo baratto e mercimonio dello Sgoverno attuale con le sue ali estreme. Essi sapevano che dovevano mettere a tacere le componenti estremiste, e allora che fanno per non passare per "razzisti" ai loro occhi in tema di sicurezza? Zac, ci mettono lì la sorpresina di Natale: una bella norma antiomofobia. Così oltre alle manette mastelliane per reati d'opinione, rieccoci accontentati. Insorge Buttiglione e dice che questo è uno stravolgimento in senso forcaiolo del Trattato di Amsterdam. Gli crediamo. Insorge la Binetti. Ma tutti questi kattoliconi a rischio di estinzione che ci stanno a fare a braccetto coi loro carnefici? Vittorio Feltri è fuori dagli stracci e titola la pagina di Libero di ieri 9 dicembre con : CARI PRETI, BEN VI STA. Ovviamente se la prende con suore e preti "coglioni" che prima invitano a votare per Prodi, poi si accorgono d'aver sbagliato e si stracciano le tonache. E se la prende pure coi cattolici prezzolati che pur di stare al potere inciuciano con chi li vuole morti: Mastella in primis, Franceschini, Castagnetti, Bindi... E che dire di Cossiga " o' pazzo " che ha fatto un nefando patto di Faust con Mefistofele? In cambio di qualche sua giullaresca comparsata sui giornali e in tv, dice SI al Senato a questo pacchetto "sicurezza più gayezza", affinché non cada. Per un poco di quella notorietà che rende giovani, lui vecchio maniaco-depressivo e malandato, è pronto ad arrostire all'Inferno. Che tristezza! Cattolici, preti, suore sceme amiche delle rosibindi: fate proprio ohibò!
Come possiamo sostenere quei "valori cristiani" che voi per primi mostrate di voler gettare al macero? Se fosse viva l'Oriana, vi lancerebbe la SUA bruciante scomunica. Meno male che non sono nemmeno credente. Se lo fossi, voi mi dareste 10, 100, 1000 ragioni per non credere più. Chiusa parentesi con la fede, la speranza e pure la carità. Carità di Patria, ovviamente.

In sostanza il decreto dice questo: vietato discriminare gli omosessuali non solo con atti ma anche con le parole. Se ad esempio si dice o si scrive che non bisogna permettere a una coppia gay di adottare dei bambini, si commette un reato. Il reo rischia il carcere fino a tre anni.Oltretutto nel nostro ordinamento giuridico, gli strumenti per contrastare la discriminazione sessuale ci sono già. E' evidente che trattasi di un trucco repressivo contro chi si oppone al matrimonio gay. Ed è pure evidente che ci sono nel mirino i vescovi come mons.Bagnasco. Già non sono mancate avvisaglie sull'ICI negli immobili ecclesiali (oratori, ospizi, casa di cura, scuole confessionali ecc.). E pure i Dico che ora vogliono trasformare in CUS (ennesima sigla di una stessa zuppa che non sanno più come imporci) .

E' ovvio che contro la norma liberticida "antiomofobia" all'interno del pacchetto (l'ennesima di questo governo) dobbiamo batterci tutti: cattolici conseguenti (del tipo "non utile idiota") e laici; credenti e non credenti. E nel caso si riuscisse a ottenere che non passi alla Camera (dove purtroppo ha buona probabilità in più, rispetto al Senato), non aspettiamoci la riconoscenza dei preti tonti a cui avremo salvato le terga. Del resto non è la prima volta nella storia che i laici salvano la ghirba alla chiesa. Un'ultima volontà dopo queste indecenze. In punto di morte mi farò scrivere: non mandatemi preti ipocriti; leggetemi solo qualche pagina di classici cristiani come Dostoevskij, Solgenitsin e mettetemi qualche brano di musica classica (Bach, Haendel ecc.). Il sacro è altrove...

03 December 2007

Bernardo Caprotti, il Signore dei Carrelli

Una delle ragioni che mi inducono a nutrire ancora qualche speranza in questo disgraziato Paese è che nelle "repubbliche" (chiamiamole così) del Nord, esistono alcune nobili figure di capitani di industria, che sono, per scelta e volontà, dei veri e propri "capitani coraggiosi". Andare avanti e fare impresa in un paese corporativisticamente egemenizzato dalla Trimurti sindacale (in testa a tutti la CGIL), lottizzato dalle regioni rosse con cooperative rosse, monopolizzato da fondazioni rosse finanziate dalle coop (ItalianiEuropei, con D'Alema, Giuliano Amato e Napolitano), di banche rosse con annesse assicurazioni rosse, agro-alimentare rosso, agenzie di credito e di risparmio rosso, agenzie rosse di servizi per vacanze e tempo libero e telefonìa, in un intreccio di scatole cinesi perfettamente comunicanti tra di loro, significa navigare nel Maelstrom. Parola questa, che sta a significare quel vortice nei pressi dei mari di Norvegia a forma di cono in rotazione che ruotando velocemente imprigiona le barche, e che tanto piacque a E.A. Poe. Ma qui non siamo nei mari scandinavi, ma in Italia. In questo senso, il libro Falce e Carrello (Le mani sulla spesa degli italiani) edito da Marsilio, scritto in modo amatoriale dal patròn dell'ESSELUNGA Bernardo Caprotti, con prefazione di
Geminello Alvi, esordisce come una testimonianza del suo "fare industria", ma finisce col parlarci di un pezzo consistente della storia del nostro paese. Cioè di noi.
La saga familiare di Caprotti inizia in Brianza, terra di imprenditori illuminati. Da lì, prende avvio la manifattura di famiglia (cotone) e dopo la crisi del tessile, egli compie il suo balzo in avanti nel settore della distribuzione alimentare osservando attentamente i superstore americani, durante i suoi viaggi negli Usa. Acquista la quota de La Rinascente (negli anni '60 contemplava al piano terra anche un supermarket alimentare a nome SMA), liquidando Nelson Rockfeller (azionista principale di allora), e con ciò, si avvia a conquistare il mercato del nord-Italia e del centro. Ma vediamo che non sarà un'impresa facile. Perchè?
Perché esiste qualcosa come la CGIL che non dà tregua. Impone orari di lavoro, di chiusura, il calendario degli scioperi permanenti e ad oltranza, assemblee a sorpresa nei reparti. Scioperi selvaggi e boicotaggio merci, sabotaggio mezzi di trasporto con lancio di chiodi. I chiodi tricuspidi di cui si servivano gli scioperanti erano fatti con due triangoli di ferro sovrapposti e saldati insieme in modo da formare un oggetto a forma di asteroide dalle punte acuminate. Comunque cadessero per terra, avevano sempre lo spunzone rivolto verso l'alto. Vere e proprie armi da guerriglia urbana, lanciati dal magazzeno centrale Esselunga di Firenze per squaciare i pneumatici dei loro camion e autotreni.
"Un autista che era riuscito a passare ugualmente fu inseguito e sorpassato sull'autostrada Firenze -mare. Dall'abitacolo dell'auto che lo aveva superato, furono lanciati questi "chiodi" , che provocarono lo scoppio di una gomma. L'autotreno sbandò pericolosamente, finendo contro il guard-rail: il guidatore si salvò per miracolo".

Furono anni in cui la pressione sindacale divenne insopportabile finché...

...finché un suo collaboratore (Ferdinando Schiavoni) al vertice dell' azienda trovò un mandante di tutto ciò: la Coop, la quale aveva scatenato in un'autentica "guerra" di sleale concorrenza e di boicotaggio ostile. Perchè tante sono le parrocchie (Partito, Sindacato, Coop, amministrazioni locali, Parlamento). Ma una sola è la chiesa - dice Caprotti - e una sola è la cassa: cassa e martello. Il tutto debitamente documentato in apposite schede con allegati e fotografie di interesse, a testimonianza che quanto è scritto è TUTTO VERO. Compresi i tentativi infruttuosi di acquistare terreni (preliminari di atti di vendita) e aree fabbricabili, nelle cosiddette "zone rosse", considerati veri e propri feudi rossi e in quanto tale, resi intoccabili.

Bologna, Via Andrea Costa (Coop Adriatica)

Significativi sono pertanto gli episodi di Modena, Vignola, Bologna, Genova. Mi soffermo su Bologna. Perché fallì il progetto di impiantare una Esselunga in Via Andrea Costa dove sorgeva prima la vecchia fabbrica Hatù di Franco Goldoni? La Sovraintendenza archeologica dell'Emilia Romagna identificò un complesso rustico di età etrusca e nel novembre 1996 (era ministro dei Beni Culturali la diessina Giovanna Melandri). Detto ministero appose il vincolo. Si poteva solo costruire un supermercato con pavimentazione in lastre di cristallo in modo tale che dal negozio, il pubblico "potesse fruire dell'inestimabile reperto", camminando sul vuoto. Dopo estenuanti trattative irte di ostacoli burocratici, nel febbraio del 2000 Esselunga dovette desistere da ogni iniziativa, mentre nel successivo 20 aprile il consiglio di Amministrazione di Coop Adriatica, presieduto da Pierluigi Stefanini, deliberava l'acquisto di detta area. Quindici giorni dopo gli venne dato il nullaosta dalla Sovraintendenza dei Beni archeologici per "recupero, restauro e trasferimento dei resti antiche in altra area". Ma, udite udite, il seguito della telenovela raccontata con le parole dal patròn di Esselunga:
"In una gelida mattina di gennaio, un sabato del 21 gennaio 2006, sono andato di persona alla ricerca dei miei preziosissimi reperti etruschi. Li ho trovati nella "zona verde", all'apparenza abbandonata, in fondo alla Via Nuova Certosa a Bologna. ...In un recinto con la base di cemento, sovrastato da una squallida griglia zincata e coperti di plastica nera in gran parte nascosti dalle erbacce, stavano "valorizzati", i segni di una perduta civiltà".

Finché Romano Prodi nella sera del 7 febbraio 2006 a Porta a Porta, enuncia - non richiesto - in campagna elettorale, l'obbligo per il governo di voler "mettere insieme" Coop ed Esselunga. In che modo, "insieme", non si sa: "Abbiamo le Coop, c'è ancora Esselunga". A quel punto Caprotti si gioca tutto sé stesso, i suoi 82 anni e il suo buon nome di presidente d'azienda: "Enough is enough" dichiara a "Otto e mezzo" da Ferrara. E trasforma il suo libro di denuncia in un atto d'accusa, da qui a futura memoria.
Il pamphlet contiene un'importante appendice di Stefano Filippi (cap: La Coop sei tu? Conosciamoci di più) sull'impero economico di Legacoop, la quale possiede assicurazioni, supermercati, ditte edili per fabbricati e autostrade, telefonìa, agenzie viaggi-vacanze e tempo libero, finanza e banche, tutte porte girevoli e comunicanti tra Coop e Quercia-Bottegone, in una matassa inestricabile di conflitti d' interesse. Fino arrivare ai nostri giorni dove è in atto la strana legge sui farmaci del decreto Bersani, di cui torneremo ad occuparci.


Il "j'accuse" di Caprotti

Gesto simbolico e concreto, da parte dell'autore, è l'aver depositato questo testo ampiamente documentato , direttamente in Procura.
Nello corso della conferenza stampa per la presentazione del libro, Caprotti ha raccontato che lo scorso 17 gennaio si è recato a Bruxelles per un colloquio con il commissario Ue alla concorrenza, Neelie Kroes al quale "ho raffigurato la situazione di cui sono stato vittima e testimone: una distorsione della repubblica attraverso un vero e proprio controllo territoriale che ti impedisce di entrare in certe zone del Paese con vari sistemi: piani regolatori, decisioni delle sovrintendenze, velate minacce ai costruttori. Il controllo del territorio comporta una tendenza al monopolio: è questa che abbiamo denunciato all'Unione europea".
A questo punto, attendiamo, un po' più ottimisti e fiduciosi, il sequel di Falce e carrello. Ovvero la seconda parte di una storia di Cassa e Martello, con successivi sviluppi. Perciò, lunga vita e tanta salute al dott. Bernardo Caprotti, che ha saputo navigare in acque tumultuose e sporche senza annegare e senza sporcarsi. Un vero signore, il signore dei carrelli.