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29 November 2010

Se non è un complotto chiamatelo calesse


C'è un termine che viene bandito dal lessico perbenista e politicamente corretto: complotto. A me fa un po' ridere perché, lo so,  è riduttivo. Ma insomma, a volte come si fa a sostituirlo con altri quando poi le coincidenze sono troppe? Tre e oltre coincidenze fanno un piano, dicevano Agatha Christie e Conan Doyle. Si dà il caso che nel racconto giallo inglese piano si dica plot. Perciò se non volete pronunciare l'incriminato termine usatene metà: da complotto a plot. Cioè trama. E' più smart.  Prima c'è stata l'inchiesta su Finmeccanica con relativa incriminazione e decapitazione dei vertici. Ovvio che nei confronti del nostro migliore gioiello industriale, Berlusconi non potesse che essere contrariato: "Sono preoccupato perche' Finmeccanica e' un asset straordinario'', ha affermato. Già, Finmeccanica è uno dei bocconcini prelibati che non sono ancora caduti nelle fauci degli specialisti stranieri dello "spezzatino".

Nei giorni della caduta dell'architrave degli anni '40, i giornali stranieri parevano festeggiare gli ultimi giorni di Pompei. E' caduta una patacca, ma pareva fosse caduto una rarità archeologica. Poi durante l'emergenza dei rifiuti a Napoli, secondo i giornali stranieri, sembrava che tutta l' Italia fosse soffocata dalla stessa immondizia napoletana anche nelle provincie virtuose, che per fortuna sono la maggioranza. Una bella foto di Milano in piazza Duomo o di Bolzano, Belluno, Sondrio, Modena, Como, Mantova o Varese, o Asti, Cuneo o anche la stessa Bologna, Firenze, Pesaro-Urbino, Perugia, no? E' proprio vero il motto che chi disprezza compra. Se L'Italia fa così schifo, perché mai gli sciacalli della finanza sono così ansiosi di metterci le loro zampacce sopra? Dopo queste emergenze, dulcis in fundo, arriva anche Wikileaks.
Doveva essere l'11 settembre della diplomazia e invece poi scopriamo che Gheddafi usa il botulino, Berlusconi fa i party selvaggi, il leader coreano è bollito, Erdogan è un finanziatore di quell'Al Qaeda il cui capo -  guarda caso Bin Laden  - è stato proprio foraggiato dagli americani ai tempi dell'invasione sovietica in Afghanistan; che il comunistissimo PKK  è stato invece sponsorizzato dallo zio Sam, e altre bellurie. Domanda: non è che i servizi segreti americani leggano un po' troppi dagospia?
E tuttavia la diplomazia ma soprattutto l'immagine degli Usa ne esce a pezzi. Specie dopo le ultime affermazioni di Hillary Clinton davanti alle telecamere. Una Clinton adirata e dal volto stanco e tirato, che di tutto parla fuorché scusarsi con gli "alleati" e con gli stati con cui intrattengono "buone relazioni diplomatiche".
Sarebbe bastata anche la solita formula ipocrita (pur sempre diplomatica) della "pietosa bugia", basata sulla smentita. Non c'è stata. Il problema principale per la Clinton era infatti sanzionare le gole profonde del dipartimento di stato e l'hackeraggio dei sistemi informatici. Dunque certe affermazioni si possono dire, PURCHE' NON SI SAPPIANO IN GIRO. Ma se sono andate in giro, è evidente che non si tratta di "falle (leaks) nella sicurezza", ma è perché faceva comodo che circolassero liberamente per l'uopo. In particolare, quelle relative al nostro Premier.
E' stato un modo per dire (nemmeno tanto tra le righe): "Guarda caro il mio "inetto vanitoso" che noi abbiamo Fini e il suo gruppo, nella manica. Perciò stai a cuccia e basta coi giri di valzer russi".
E del resto chi c'è dietro nell'operazione Fli, se non loro?

Rassegnamoci: da qui al 14 dicembre dovremo convivere con un'emergenza al giorno. Forse anche due o tre. Con l'up and down delle borse schizofreniche in sussulto che avrebbero dovuto volare, a causa del salvataggio all'Irlanda ma che invece sono precipitate; con la paura di finire con una I in più nella parola PIGS. Cioè PIIGS. E di conseguenza di vedere che il porcellino Italia verrà infilzato allo spiedo, a partire da Finmeccanica. Il fatto è che c'è ancora tanto da pappare. E ci sono ben 250.000 file di Wikileaks pronti a saltare fuori nei momenti topici meno opportuni. Un po' alla volta. Se questo non è un complotto chiamatolo  pure plot, all'inglese. Oppure  chiamatelo calesse.

26 November 2010

Tutti in fregola sui tetti

Di Pietro sorride soddisfatto: "Ahhh! Mo' ce l'ho fatta pure io"

Il cantautore Antonello Venditti pensa di fare un concertino sui tetti: tutta pubblicità


Vendola ha più diritto al tetto degli altri dato che l'hanno paragonato a Gatto Silvestro
Bersani è stato il primo a dare il buon esempio facendo da apripista. Dopotutto si è laureato con 110 e lode




Ci sono tetti di sinistra e tetti di "destra", arrampicatori di sinistra e arrampicatori di "destra". Come Fabio Granata del Fli-fli.


  
 Hanno chiesto al regista Dino Risi come mai avesse abbandonato la commedia all'italiana. Rispose lapidario che la comicità si era trasferita dallo schermo al Palazzo della Politica. Ecco dunque i Nuovi Mostri. Risi è morto, ma  a G. Romero, noto regista di popolari horror non mancheranno comprimari da scritturare. Votereste gente simile?

25 November 2010

Bersani don't let me down



Avevamo una rockstar e non lo sapevamo. Che tristezza aver superato da 9 anni i 50 anni, essere prossimo ai 60, ma volerne avere per forza 20! I conti non tornano ma Bersani voleva esserci ad ogni costo. Da quando ha sentito De Benedetti e Scalfari dire che è un segretario privo di carisma e senza la stoffa del vero leader per una sinistra sbandata, non sa più cosa fare per apparire carismatico. Vi pare che potesse perdere una simile occasione per dare una rinfrescatina a un partito climaterico come il suo che mette come presidente la canuta e imbefanata Bindi?
E allora si è arrampicato sul tetto dell'Università La Sapienza agile come  un King Kong con tanto di sigaro in bocca. Si sa, per aspera ad astra. Mancavano le chitarre, le batterie e gli amplificatori. Lui e Di Pietro, si sono ispirati ai Beatles in versione calva e stempiata. Don't let me down, dont' let me down.... !
Per completare il quartetto, mancavano però Fini e Casini.
I Have a dream: Gianfry, vorrei che tu Tonino, Pierferdy e io...fossimo  i nuovi  Fab Four. Sai che musica!
 E' chiaro che oltre che contro il Governo, la mossa era   diretta al rottamatore Matteo Renzi, il giovane sindaco di Firenze che guarda già alla Terza Repubblica. Della serie, mo' ti faccio vedere io se sono da rottamare.
Intanto Culatello  Bersani inforca il sigaro in bocca e sorride compiaciuto per il beau geste. Missione compiuta: ragazzi, sono dei vostri. Così ha fatto intendere ai ricercatori universitari della Sapienza. E' proprio vero che le vie del Sapere sono infinite.
Ieri è accaduto di tutto a Roma e palazzo Madama è stato espugnato da teppisti e squadristi rossi che hanno scaraventato sedie e tavoli contro le vetrate in cerca di gloria postsessantottara. Si può anche dissentire sul ddl Gelmini sull'università, per carità! Ma giocare a sfasciacarozze e mandare all'ospedale una decina di carabinieri è teppismo e squadrismo allo stato puro. C'è Internet, ci sono i social network e allora si sono ispirati, con grande originalità,  ai loro colleghi di teppismo  inglesi. Bersani e Di Pietro, per non essere da meno, c'erano. Non potevano perdersi l'ebbrezza del bagno di folla.  
Scusi Bersani, ma lei l'anno prossimo quanti anni compie? Risposta: anni 60 . Perciò I remember.
                                         
- Anni che?
- Sessanta.
Ma, favolosi?

21 November 2010

C'era una volta un piccolo Naviglio (Britannia Story)

Correva l'anno 1992. Ed era il 2 giugno, festa della Repubblica. Fu in quell'occasione che ci fecero la festa. Il panfilo Britannia navigava nelle acque tirreniche al largo di Civitavecchia. Sempre in quella data, Mario Draghi, allora funzionario del Tesoro, salì sul Britannia, il panfilo della Regina strapieno di banchieri della City londinese e non solo. Era stato dato l'ordine delle privatizzazioni, e la finanza internazionale voleva mettere le mani sui nostri gioielli industriali.
L'attacco speculativo contro la lira fu scatenato dal "filantropo" Georges Soros; ma la sua scommessa sul ribasso della nostra moneta fu aiutato da Moody's, l'agenzia di rating americana, che aveva declassato il debito pubblico italiano, mediante apposita campagna preventiva. Caso strano, al governo c'era allora Amato (mai eletto, uno dei tanti  «tecnici») e a Bankitalia, il venerato (e Venerabile) sor Ciampi, che l'anno dopo dovette assumere la direzione a "capo del governo",  ancora in veste di "tecnico".
Pure Occhetto fece parte dei passeggeri della crociera, ansioso com'era  di compiacere i nuovi padroni del vapore e di darsi una ripulita dai calcinacci dell'appena crollato Muro dell'Est. Stava infatti approntando "la gioiosa macchina da guerra" del Pds.
La complicità delle procure di Mani Pulite nell'operazione-svendita è comprovata in diversi articoli e analisi. Tra i quali questo.
Siccome la speculazione sulla lira servì a vendere (anzi, a svendere) al ribasso le nostre migliori industrie, la magistratura non toccò Amato, benché da sempre economo del PSI di  Craxi. Ergo, secondo il noto teorema applicato a tutti fuorché a lui, "non poteva non sapere". Tutta la storia e cronistoria di quella ferale crociera è riportata qui, un vero e proprio carteggio riepilogativo sull'affaire Britannia. Chi volesse accedere a  sunti più veloci invece legga qui L'ABC della svendita Italia.
Perché torno a occuparmi della famosa Crociera delle calamità non naturali? perché in questi giorni si ritorna a parlare vacuamente di "governi tecnici", di "governi di responsabilità", di "governi d'armistizio", "governi di scopo". Tutte formule fumose per indicare un'autoritaria e predatoria volontà ribaltonista. Perfino La Malfa che sta per sfiduciare il governo e a fare l'ennesimo salto della quaglia dal Pdl al probabile "nuovo centro di gravità impermanente", arriva a dare una "ripulita" terminologica alla nozione di tecnico dicendo che "tutto quanto è politico". Bella forza! se anche i "tecnici" fanno politica (la loro) per quale ragione allora non si presentano candidati facendosi eleggere regolarmente e in modo trasparente? 

Franco Bechis su Libero ha addirittura ammonito di portare via i conti e i depositi bancari, nel caso arrivasse Giuliano Amato, uno dei papabili alla guida del probabile "governo tecnico". E a chi non se ne vuole più ricordare, rinfrescherò la memoria. Come un notturno Topo Rosicans, Amato, dalla notte al giorno di un lugubre autunno '92, ci erose il 6 per mille da tutti i conti correnti e depositi bancari, come nemmeno il peggior dittatore da Banana Republic osa fare. Ora vorrebbero sdoganarcelo dalla Treccani per fare un Amato tris (lo abbiamo già avuto agli Interni nel governo Prodi). Giuliano Tretopi ci ha già fatto vedere i sorci verdi e in un paese democratico che applica la giustizia dovrebbe essere messo al fresco per "appropriazione indebita"; altro che parlare di una sua possibile ricandidatura a "tecnico"! Gli altri uomini d'oro per un eventuale governo del ribaltone  (cioè non eletto) , sono Draghi e Monti.  Il primo è uomo Goldman (più d'oro di così) nonché attuale governatore di Bankitalia,  e il secondo, un alto tecnocrate della Ue, nonché a sua volta ex advisor di Goldman nel 2005.   L'esecutivo governativo non molli, altrimenti lo spezzatino Italia è alle porte. Più che spezzatino, tratterebbesi questa volta,  di disjecta membra.
Peggio del funesto 1992, dato che la sovranità monetaria è perduta irreparabilmente in quella "terra incognita" che chiamasi "Eurozona", sempre angosciosamente stretta  tra salvataggi ai famosi PIIGS  ed esposizioni bancarie dei paesi più solidi (Germania e Francia). 

Sulla stessa tematica, l'articolo di Ida Magli "Antropologia del Potere".

17 November 2010

Fli-Fli, uomini e topi

Lunedi sera abbiamo assistito a un'occupazione inquietante di spazi mediatici da parte del neonato Flì-Flì,  raggruppamento che non ha avuto alcuna legittimazione elettorale. Flì-fli su Rai 3 da Fazio e Saviano, Flì-Flì su Rai 1 da Vespa. Lo chiamo così, perché ritengo che chiamare "futuristi" questi fuorisuciti avventurieri specialisti  in intrighi di  Palazzo, sia un appellativo fuorviante, rispetto al grande movimento d'avanguardia che fu il Futurismo.
Come è invece insito nell'onomatopea, il Flì-Flì è il suono del piffero per un partito del Piffero. In questo caso, per topi lobotomizzati. Ma di quelli ce n'è sempre un esercito.

Flì-flì è il suono di chi è al servizio della speculazione finanziaria, quella che dopo la Grecia, attacca l'Irlanda e il Portogallo e via via, gli altri PIIGS. 
Flì-Flì è il suono di chi vorrebbe un commissariamento della politica ad opera di un governo "tecnico". Per quanto scadenti siano i governi politici, è pur vero che i tecnocrati al servizio delle banche sono ancora peggiori, poiché non hanno  alcun elettorato di riferimento da accontentare. Perciò rapinano a mano bassa i nostri conti correnti (Amato docet) o fanno strame delle nostre vite inchiodandoci al lavoro dalla nascita all'ospizio.
Flì-flì è una destra così simile alla sinistra da non saper distinguere un Fini da un Bersani (entrambi mesti ospiti dal duo Fazio-Saviano con in mano il foglietto dei "valori", modello ricetta per la spesa).
Flì-Flì è l'incapacità di spiegare agli Italiani perché si lascia un governo di destra per fungere da camera iperbarica ad una sinistra fuori uso.
Flì-Flì significa regalarci un arbitro alla Camera che risulta essere imparziale come lo fu Byron Moreno ai tempi dei mondiali 2002 in Corea. Non resta che augurarci che venga brutalmente smascherato e sanzionato come lui. Ma ci vorrà del tempo. 
Flì-Flì è rilevare l'anomalia di un presidente della Camera che sale al Quirinale davanti al capo dello Stato a discettare con falsa compunzione, di una  crisi al buio che lui stesso ha provocato.
Fli-Flì ha il suono del Bocchinopensiero Unico, quello di chi,  in maniche di camicia, imperversa da un talk show all'altro, da un canale tv all'altro.
Flì-Flì significa cercare di truccare le regole del gioco alla Camera nella speranza che poi dopo la bocciatura, i topi  - vista la nave affondare -  facciano mancare la fiducia anche al Senato, per correre all'impazzata in cerca di un'altra tana politica in cui rifugiarsi.

Ma questa che ho narrato, alla fine è pur sempre una triste e grottesca storia di uomini e di topi.

13 November 2010

Come d'autunno sugli alberi le foglie

La similitudine l'ho rubata ad Ungaretti. O meglio, è Giuliano Ferrara in un suo articolo del 12 novembre che ha usato l'immagine della poesia ungarettiana "Soldati" per indicare che il governo è attaccato ad un filo esattamente come le foglie sui rami degli alberi in questa stagione. Ma a differenza sua, io su Fini la vedo  un po' diversamente. Innanzitutto è Fini che se ne è andato con le sue gambe e non è stato cacciato. Poi se il Cav si trova in questa situazione è proprio perché il bubbone andava estirpato alla radice fin dal suo sorgere, senza tentennamenti di sorta, senza far maturare la cancrena all'interno del PdL, dove l'attuale presidente della Camera si è ritagliato il ruolo del guastatore interno.
Inoltre chi fa del giornalismo sano e onesto dovrebbe approfondire chi finanziava la fondazione nonché think tank Fare futuro. Questo servirebbe per lo meno a chiarire quali interessi serve Fini e da parte di chi.
Detto ciò, l'attendismo in guerra come in politica non paga mai, poiché si dà al nemico il tempo di organizzarsi e di rinserrare le truppe. Non aver lavorato per tempo alla sostituzione di Fini e dei finioti (magari con qualche ripescaggio nei gruppi misti della Camera) è servito a rinfoltire e rinvigorire la piccola pattuglia con la quale si è mosso da subito, per creare il gruppo del Fli. A proposito di questo neonato Flì-Flì, è inutile scomodare il futurismo che è un movimento d'avanguardia artistica  serio, per denominare questo branco di fuoriusciti prezzolati e assetati di vanagloria. I media dovrebbero perciò evitare di contrabbandarceli come futuristi.
Sento però anch'io, come scrive Ferrara, odore di Piazzale Loreto. Del resto,  forze politiche che non hanno più nulla da dire e da dare al loro elettorato, in che cosa possono trovare un cemento che li tenga insieme? Il trito e ritrito "antifascismo" con tutto il caravanserraglio della sua retorica da CLN. E' solo che in questo caso, lo squadrismo proviene proprio dalla parte dei sedicenti liberators nel nome dell'  "antiberlusconismo". Un "ismo" al giorno, ci toglie il Berlusca di torno.
In mancanza del vero fascismo si possono sempre fabbricare fantocci da bruciare nei non comunisti: prima Craxi, poi Berlusconi, poi la Lega. In questo strano paese i non comunisti vengono  automaticamente  etichettati  "fascisti".
Gad Lerner e Asor Rosa, parlano addirittura di "deberlusconizzazione" della società, Un termine che si adottò alla fine del regime staliniano. E' infatti la sostituzione neologistica  di "destalinizzazione".  Ridicolo e fuoriviante, quando è proprio Berlusconi che ha combattuto gli odiati e mai morti "comunisti".
Quanto alla Lega, non basteranno i suoi tatticismi al ribasso per mettere in salvo il modesto bottino del "federalismo", poichè l'assalto alla diligenza programmato dopo la caduta del Cav,  sarà di ben più vaste proporzioni , ergo non può chiamarsi fuori.
Non aver preparato un successore, un delfino o come altro vogliamo chiamarlo, è stato un altro grave errore di megalomania da parte del Premier. Nessuno è così immortale da poter rinunciare a lasciare un viatico, a passare il testimone a chi verrà dopo di lui. Per concludere, è difficile, in queste ore di scandali a gogò aiutare chi non sa aiutarsi da sé. Ripeto a malincuore, quanto ha già scritto prima di me Maurizio Belpietro.

Non credo comunque che la sinistra arriverà mai ai punti  auspicati dal protervo "duo bolscevico" Lerner-Asor Rosa. Anche perché i voti dei moderati li vuole per sé, eccome. E non sa più quali acrobazie fare per intercettarli e calamitarseli. Quei voti non li avrà mai, poiché la discesa in campo di Berlusconi, ha sancito il punto di non ritorno chiaro per la politica italiana: o si sta di qua o si sta di là, senza terzi poli.
Se proprio l'elettorato conservatore  dovesse trovarsi a dover scegliere, piuttosto che votare per  la sinistra o per la maladestra tarocca del Flì-flì, la risposta sarebbe l'astensione totale - un grosso danno di immagine per una democrazia già ridotta a burletta.  Il sopracitato duo Bolscevik, può prendere nota  di ciò per le sue liste di proscrizione prossime venture.
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09 November 2010

Veneto: aiutiamo chi sa aiutarsi!



Un SMS al 45501 anche senza messaggio dagli operatori indicati nel cartello a destra  o una chiamata da rete fissa Telecom si tradurranno in due euro, soldi che serviranno per aiutare a ricostruire case, scuole e fabbriche delle provincie venete colpite dall'alluvione.   Per saperne di più su quanto è accaduto, leggere il post dell'amico padovano Giovanni.
Vale la pena di dare un aiuto a chi non ha aspettato i rinforzi della Protezione Civile, per cominciare a spalare fango. Che non gioca all'eterno piagnisteo e alle invettive davanti alle telecamere. Che non usa l'arma del ricatto, dello stracciarsi le vesti e del continuo chiagni e fotti.
Ci sono stati tre morti durante la terribile alluvione nel Veneto, ma i morti del Nord non commuovono Napolitano e nemmeno i media che invece sono impegnati notte e giorno a  fare le dirette sensazionalistiche a Taranto, Avetrana e Terzigno. Oppure parlano delle elezioni del Myammar (Birmania) come se per un italiano in difficoltà, fosse la cosa più importante. Inoltre perché con un territorio idrogeologico a rischio come quello italiano dobbiamo correre ad Haiti a spendere preziosi quattrini, uomini e risorse, nel nome del nuovo ordine mondiale, senza poter trovare denaro sufficiente per fare una corretta prevenzione sul nostro suolo ? Non ne abbiamo forse abbastanza di calamità ed emergenze a casa nostra?
 Per non dire della Finiade infinita (e sempre riverita dai media), ad opera di un mediocre arrivista che traccheggia fino allo sfinimento da Mirabello a Perugia e che non fa che mettere a repentaglio il nostro paese nei confronti della speculazione finanziaria con grave danno per il piccolo risparmio privato degli Italiani . Di questo ci bombardano quotidianamente i cosiddetti mainstreams.
La dignità, l'onestà e la capacità di reagire, la forza morale e l'operosità degli abitanti di Padova, Vicenza e Verona, evidentemente non fanno notizia per i nostri media, il cui silenzio colpevole, meriterebbe pesanti sanzioni da parte del fantomatico Ordine dei Giornalisti e FNSI, corporazioni dominate da papaveri sindacali riciclatisi nella carta stampata. 
Perciò almeno noi blogger che spesso siamo costretti dalle circostanze a informare gratis, a porre l'accento su quanto i media fingono di ignorare ipocritamente, aiutiamo chi sa aiutarsi, pur nella disperazione e nella tragedia. Io aiuto i Veneti.
Aggiungo anche la sottoscrizione lanciata dal quotidiano Libero:

Conto “LIBERO PER GLI ALLUVIONATI DEL VENETO”


UBI Banca Popolare Commercio & Industria

Filiale di Milano – Viale Piave

IBAN IT75F0504801643000000002010

07 November 2010

Chi vende non è più suo

Nel film di Mario Monicelli "Speriamo che sia femmina" c'è una folgorante battuta pronunciata da Liv Ullmann, proprietaria di un casale toscano: "Chi vende non è più suo". Liberalizzare pezzi di demanio che costituiscono un passivo per lo stato, va bene. Ma attenzione: i soldi devono restare in famiglia. E la famiglia si chiama casa Italia. Perciò gli investitori italiani dovrebbero avere la precedenza. In caso contrario, si trasformerà in una svendita dell'argenteria di famiglia. Tremonti non è così sprovveduto da non saperlo.  Leggo oggi sul Corrierone un articolo da farmi sobbalzare sulla poltrona che titola "
Se i russi comprano le caserme italiane" .
Nel mio piccolo, ho già trattato il tema dello "spezzatino Italia" e della vendita all'incanto dei nostri beni, in questo post dell'agosto scorso. Ma ora siamo giunti al redde rationem.
Già nell'ormai lontano 2008 Ida Magli denunciò il fenomeno della cessione di interi pezzi di territorio italiano in questo profetico articolo dal titolo "L'acquisto del territorio italiano ".
Il governo Prodi era appena caduto, ci sono state nuove elezioni,  lasciando ben sperare nel nuovo governo.
Ma proprio oggi leggo che l'asta del Demanio continua e  attira investitori internazionali. Ci sono in ballo la caserma Piave di Albenga, l'ex Forte del Pezzino alto (comune di Portovenere - SP - foto in alto), otto caserme di Bologna, l'ex caserma Scotti a Bergamo, le ex Carceri Nuove  Vigevano. Pare che tra gli investitori, quelli che fanno la fila per l'acquisto provengano dalla Russia e dall''Est in generale.
Qualche cifra? Eccovela:
La base d'asta per la vendita della caserma Piave di Albenga è di 40 milioni di euro.
La base d'asta per l'ex teatro, un piccolo manufatto a due pani chiamato "Alloggio" nonché "La Casa del soldato" a Bologna è di 3.823.655.
La base d'asta del Forte Pezzino a Portovenere è di 1.855.430.
La base d'asta per la caserma Scotti di Bergamo  (foto piccola a destra) è di 2.424.000.
Insomma prima di creare queste aste, si è pensato che  questi investitori stranieri oltre a comprare palazzi, edifici, muri, colonnati, androni, corti, compreranno anche i pezzi di terra sottostante e circostante? E che se sul forte militare del Pezzino (un incantevole luogo panoramico posto su un colle immerso nella macchia mediterranea affacciato sul golfo di La Spezia) dovesse sorgere qualche albergaccio alveare straniero, ce lo dobbiamo tenere? Si fa già tanta fatica a calmierare gli appetiti degli investitori italiani, figuriamoci di quelli stranieri. 
Violerò un tabù:  occorrono misure protezioniste del nostro patrimonio per il riutilizzo degli edifici dismessi, in particolare quelli militari. E ricordiamoci che la salvaguardia del nostro territorio non è né di destra né di sinistra. Chi vende, aliena un bene per sempre. Un bene che non tornerà  mai più in suo possesso. Vendere tanto per far cassa, significa svendere, un gioco pericoloso che non vale la candela.

03 November 2010

L'Arcigay e il marxismo universale

Ormai su Internet è tutto un tormentone a base di bunga bunga. Impazza il ritornello di Elio e le Storie tese. Perfino i giornali sportivi titolano con una vittoria di calcio di una squadra  a suon di bunga bunga. Bunga bunga per la Juve contro l'Inter o viceversa. Insomma è diventato un termine passepartout destinato a durare nel tempo.  Non entro nel merito dello zoccolame marocco e  di quello nostrano, perché da qui alle elezioni, prevedo che sarà tutto un bunga bunga e una caccia all'escort "pentita" e "dissociata" con tanto di interviste pagate a peso d'oro. 
Ho letto ieri un equilibrato articolo di Marcello Foa sul Giornale "Quando il Cav non si cautela" che si chiede  se non c'è il mezzo per coltivare le sue relazioni senza dare nell'occhio come fecero tanti illustri suoi predecessori capi di stato nonché conclamati donnaioli (da Kennedy a Mitterand, passando per Giscard d' Estaing e non ultimo lo stesso Chirac). Già.
Qualcuno penserà, non senza qualche ragione, che il Berlusca se le vada a cercare. Però c'è un però.
Quella battuta del Cav sui gay è riuscita perfino a cancellare il precedente Rubygate con tanto di bunga bunga, da tante polemiche sta suscitando. Non solo. Ma con quella, come ha dichiarato Paolo Guzzanti, vuole parlare alla pancia dell'elettorato.
 E adesso c'è pure  chi chiede  con insistenza al Cav di scusarsi pubblicamente (Paolo Patané dell'Arcigay). E perchè  mai, di grazia? Vogliamo rivoltare l'universo come un calzino nel nome dell'ennesima rivoluzione (sessuale) permanente? da quando in qua un eterosessuale (fosse anche il vituperato Berlusca)  deve scusarsi di essere tale presso i gay? Da quando in qua la diversità dev'essere considerata norma universale e obbligatoria? Patanè ricorda quanto l'ironia di Berlusconi non sia altro che "espressione di quella cultura machista, arretrata ed altamente offensiva non solo per gli omosessuali ma anche per la figura femminile che per prima ha patito per il machismo diffuso nella nostra società".
Vorrei sottolineare che forse sarebbe meglio che ciascuna di queste "minoranze rumorose" imparasse a parlare per sé. I gay facciano le loro rimostranze senza tirare in ballo le donne e la loro lesa dignità. Volendo essere obiettivi, non tutti gli omosessuali si identificano con la gayezza chiassosa e istrionica dell'Arci. Le femministe facciano altrettanto: parlino per sé.  E così via.
Qui, a quanto pare, da quando è crollato il Muro, si va affermando uno strano marxismo-leninismo universale basato sui diritti di quelle minoranze che credono di parlare a nome del resto del mondo. Marx è morto, W Marx!.  Egli vive, è gay, fa la lotta di classe e di sesso. E cerca alleati nei due emisferi del mondo.
A tutti costoro vorrei  ricordare che alla mia dignità di donna ci penso io, senza delegarla ad altri gruppi di pressione. O dobbiamo trasformare il mondo in un eterno Sindacato permanente con tanto di diritto di delega a rappresentare tutti gli altri, pena l'ostracismo globale per chi non si allinea? In tal caso, mi candido a fare la marcia dei quarantamila.