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30 March 2012

Monti snobba i suoi tirapiedi

Inutile, il destino dei servi è sempre quello: essere usati per poi essere buttati nel bidone  della spazzatura. I partiti si sono fatti da parte perché sanno, sebbene non lo dicano ai loro elettori, che ormai abbiamo perso sovranità. Hanno firmato il Trattato di Lisbona,  perciò sono consapevoli che siamo nel Gulag Ue. Sanno che stanno per firmare il MES (o ESM),  che devono sottostare al Fiscal Compact. Sanno che se facessero un terzo di quel che fa ora Monti e i suoi, gli Italiani prenderebbero d'assalto il Palazzo e li farebbero a pezzi. Perciò, la trimurti A B C   se ne sta quatta quatta all'ombra degli alieni non eletti, nella speranza di saltare fuori al momento opportuno a rivendicare quel voto, che nessun Italiano rispettabile ha voglia di darle.  Ora però i tecnici ci hanno preso gusto a governare, a rilasciare interviste, a stare in vetrina... ma soprattutto  a rapinarci.
E mentre ci fanno il salasso, ci insultano pure, come fa l'odiosa Fornero con la sua battuta sulle "caramelle". Monti sa perfettamente che il consenso ai partiti è ai minimi storici. Ma non ha capito una cosa: non è che dalla padella dei partiti , siamo così ansiosi di passare alla brace dei tecnici.

Si sente così tanto amato? No, non lo è. E lui lo sa bene che non lo è. Ma allora dove prende la  sfrontatezza di dire sui suoi tre sciacquini: "Noi abbiamo consenso, loro no" come riporta il Corriere?  Facciamo una semplice  proprietà transitiva: se i partiti che sono ai minimi storici dei consensi, sostengono Monti senza il consenso dei quali, il suo governo tecnico cadrebbe, Monti non può essere a sua volta amato autonomamente, a prescindere dai suoi tirapiedi che lo tengono in vita. Ergo, la loro mancanza di consenso si riverbera fatalmente anche sui tecnici, tanto più che si mostrano ancor più strangolatori coi cittadini di tutto il direttorio ABC messo insieme.

                                             

Da chi trae il consenso bin Loden Monti allora? Semplice, dagli investitori internazionali, dalle banche d'affari straniere, dagli organismi sovrannazionali, dalle borse. Il Premier non eletto quindi si mostra  arrogante e altrettanto lo è la Fornero con la Riforma del Lavoro. Perchè entrambi sanno bene  che se i partiti tornassero a governare l'Italia (non importa se di destra o di sinistra) gli spread riprenderebbero a schizzare in alto, le tre Parche delle agenzie di Rating comincerebbero a declassare il Paese e gli organismi della Ue inizierebbero a tediare coi loro forsennati richiami e sanzioni, contro l' Italia. Ecco da chi e dove prende il consenso. Monti è un liquidatore fallimentare al soldo di tutti costoro;  non è qui per risollevare le sorti del paese, ma per fare gli interessi della sopra citata filibusta predatrice. 
Come scrive Piero Valerio nel blog  Tempesta perfetta, "l'Italia  rivedrà un po' di luce quando il suo popolo avrà la forza e la capacità di mandare al diavolo il curatore fallimentare Monti, la fustigatrice Fornero, la tirannia della Germania, la BCE e tutta l'attuale classe dirigente che è stata complice e artefice diretta di tutte queste disgrazie".

27 March 2012

Il glossario rettiliano

Ci stanno angariando con pesanti decime medievali nel silenzio assoluto. Ma finora non si vede ancora l'ombra di una vera jacquerie di massa, a parte sparse categorie. Perché? Semplice, perché gli alieni al governo che già vengono indicati con pittoreschi appellativi (cyborg, robot, Hal 2001 Odissea nello Spazio ecc.) godono di una formidabile macchina del consenso nei media (i cui azionisti, non dimentichiamolo mai,  sono le stesse banche), e della tv. Inoltre attraverso questi canali ufficiali, propagano un glossario fortemente ingannatore e  mistificatore, una sorta di  permanente  "velo di Maya" che ora mi appresterò a squarciare, vocabolo per vocabolo. Gli androidi non parlano mai il linguaggio delle cose concrete, delle necessità dei cittadini, non comunicano e hanno un forte disprezzo per il popolo.  Questi alieni sono strani  rettiliani, cioè animali a sangue freddo con un linguaggio prefabbricato. O meglio, fabbricato altrove. Un linguaggio cifrato che va interpretato all'incontrario, come la scrittura a specchio.



Riforme: controriforme (tagli, disservizi, riduzione di personale e di manodopera)
Crescita: leggi: decrescita
Rilancio dell'economia =  de-industrializzazione, delocazione
Rilancio dei consumi = depressione degli stessi, recessione
Rilancio del lavoro = fine del lavoro
Liberalizzazioni: espropri, concentrazione di grandi lobby che assorbono le piccole corporazioni         all'italiana
Pareggio di bilancio= diritto di strozzinaggio
Missione di pace = missione di guerra
Peacekeeping = warkeeping
Peace enforcing = war enforcing
Governance = fine del  governo nazionale, prodromi al governo mondiale
Moneta elettronica = nessuna moneta, ma carta di credito-debito e società senza contante (cashless) .
Società multiculturale = smantellamento delle culture nazionali
Nuovi Italiani = invasori
Occupazione giovanile= disoccupazione giovanile
Nuovo Ordine Mondiale = destabilizzazione mondiale, oppressione dei popoli
Rivoluzioni colorate = rivoluzioni finanziate
Governo tecnico = governo abusivo
Più tasse più servizi = prelievi forzosi e disservizi
Investitori stranieri = multinazionali, corporation e banche
Diritti umani = diritti di intrusione a casa d'altri
Esportazione della democrazia = esportazione di conflitti bellici
Pacificazione, riconciliazione = conflittualità permanente


26 March 2012

La Ue contro la paranza di Montalbano



So bene che ogni giorno rotolano pietre su di noi. E questa che sto per raccontarvi fra le tante, non è poi la  peggiore. Tuttavia è talmente grottesca che vale la pena di farne menzione.  "Basta pesciolini per il commissario Montalbano. Il celebre personaggio dei romanzi di Andrea Camilleri, dovrebbe smettere immediatamente di mangiare novellame e a porre l'invito perentorio non è una persona qualunque, ma il commissario europeo per la Pesca, Maria Damanaki" (fonte: Il Sole 24 Ore).
L'ennesima eurokommissaria rompiballe, dichiara di essere una fan dei polizieschi scaturiti dalla penna di Camilleri, ma hanno un difetto: il suo protagonista mangia il novellame ittico. Ovvero quella che viene chiamata "la paranza".  
Reagisce l'autore. "Se la prendono con un personaggio di fantasia? Non capisco".
Ecco, Camilleri, invece di stupirsi,  dovrebbe chiedere conto al suo partito di riferimento (il Pd) di questo nuovo magnificato Shangri - là detto Europa, dove ogni giorno applicano sanzioni, limitazioni, restrizioni,  multe, vessazioni e paranoie varie, rendendoci tutti quanti, sempre più infelici.
Oltre alla faccenda del diametro delle zucchine, della Nutella che può nuocere alla salute rendendo obesi, del fumo vietato nei parchi pubblici  e  una miriade di altre vessatorie  fesserie, ora si leggono i libri per contestare quel che mangiano i personaggi di finzione. Altro che Minculpop! Qui siamo al Talebanesimo più paranoide e  maniacale.
"La commissaria alla pesca, paladina di una pesca sostenibile, da tempo ha dichiarato "guerra" alle tradizioni alimentari tipiche dei Paesi del Sud dell'Europa, dove si consumano specie sotto taglia - dai lattarini ai calamaretti - e in generale il novellame, ossia i giovanili di qualunque specie. Damanaki sta quindi contestando una tradizione che vale per tutto il Mediterraneo, in cui si tende a consumare pesci di piccola taglia che ancora non hanno raggiunto l'età per la riproduzione, incidendo in questo modo sulla conservazione delle risorse ittiche." Qui i dettagli della notizia.
La Damanaki  (un'altra non eletta) evidentemente, non ha un tubo da fare nella vita, se non andare a sindacare su cosa mangiano i personaggi  dei racconti di Montalbano per poi  stilare la sua personale black list dei cibi vietati e di quelli consentiti.
Insomma da Bruxelles non nascono solo cavoli amari, ma anche l'Uomo Nuovo  da forgiare da Nord a Sud del continente antico,  a partire da quello che mangia: una fissazione che, guarda caso,  ha un illustre famigerato predecessore: Joseph Stalin.
Oltre alla moneta unica (quella che ci affligge col debito), al pensiero unico, ai modelli di vita unici, deve nascere anche il cibo unico.

Siamo polli da sperimentazione e lassù qualcuno ci odia e vuole darci il suo becchime avvelenato quotidiano. Per poi tirarci il collo e cucinarci allo spiedo.


E' ufficiale: siamo entrati nella  lotta clandestina per  il fritto misto.

Come canta la canzone, la paranza/è una danza/ che si balla nella latitanza/...

23 March 2012

Paolo Barnard: caro Imprenditore ti scrivo

Pubblico questa lunga lettera di Paolo Barnard ad un imprenditore. O meglio, a quegli imprenditori che vorranno accogliere il suo invito dopo il suo meeting a Rimini. Molto appropriate le critiche alla demagogia sindacale che in queste ore chiama a raccolta i lavoratori dopo aver prodotto essa stessa numerosi di quegli sfracelli che bruciano sulla loro pelle. C'è poi tutta la critica ai nuovi "feudatari" della finanza speculativa ("i rentiers", letteralmente: i beneficiari di rendite ) e la Grande Bugia delle Tasse viste come la panacea in grado di pagare i bilanci dello stato. Poi il più grande dei misfatti: l'arrivo dell’Euro non-sovrano, "che vi (ci) hanno imposto proprio per evitare per sempre che qualcuno potesse reclamare dagli Stati un uso sensato delle tasse". E' una lunga e accorata lettera che se non riuscite a leggere per intero, potete sempre leggerne un po' alla volta. Ne vale la pena.
Caro imprenditore,
spero che una domenica pomeriggio nella calma del suo salotto lei possa dedicare trenta minuti a leggere questa mia. Il contenuto parla di quanto di più caro lei abbia fuori dall’ambito familiare: il suo lavoro, il suo investimento di una vita, e coloro che lavorano con, per, lei. Vi stanno distruggendo. E peggio: siete soli. Né Confindustria, né le vostre organizzazioni di rappresentanza hanno capito cosa è in atto nell’Unione Europea, non sanno o non vogliono capire, e infatti se ne vedono i risultati. Qui vorrei offrire a lei, e ai suoi omologhi, un contributo di comprensione, ma soprattutto di autodifesa e di riscatto. Le parlo di economia, il motore di tutto ciò che ci sostiene, senza il quale non solo i redditi e i fatturati, ma neppure i diritti sono possibili. La sua figura, ritengo, è oggi una chiave fondamentale per salvare l’Italia, la democrazia, il lavoro.
I sindacati… devo trattenere il disprezzo per organizzazioni condotte da quadri dirigenti che sono quanto di più parrocchiale, ignorante e cinico questo Paese abbia prodotto fuori dalle Mafie. Veri ascessi del mondo del lavoro e nel futuro di milioni di lavoratori, traditori di una causa che fu nobile, venduti non ai ‘Padroni’, ma al proprio bieco opportunismo. Per questo faccio appello a voi imprenditori. Spero che voi, uomini e donne schiacciati fra la retorica defunta della sinistra e la distruttività apocalittica dei poteri sovranazionali, possiate intuire la validità di queste righe.
Il mio lavoro ha per oltre dodici anni approfondito i temi di cui tratto qui. Nulla di quanto scrivo di seguito è frutto di esasperati concetti, radicalismi infondati, notiziole da internet. Ho fatto ricerca con alcuni dei maggiori macro economisti internazionali, e il mio saggio Il Più Grande Crimine 2011 si fregia dell’apprezzamento di uno dei massimi esperti di storia dell’economia Neoliberale al mondo, il Prof. John F. Henry, autore del fondamentale testo The Historic Roots of the Neoliberal Program. Lo scorso 24-26 febbraio ho ospitato a Rimini cinque degli economisti sopraccitati in un summit intitolato “Questo è un Colpo di Stato Finanziario”, dove la teoria economica detta Modern Money Theory (MMT), che forma le basi di questo scritto, è stata spiegata in tre giorni di lezioni (dettagli più sotto). Qui uno scorcio http://www.youtube.com/watch?v=XP60tpwu5cs.
I nuovi rentiers.
Ora il succo del mio messaggio. Un imprenditore italiano moderno deve comprendere, prima di tutto, che ciò che decide direttamente del destino dei suoi bilanci e dell’economia in cui il suo lavoro vive, sta molto alle spalle persino del concetto di economia globalizzata. Quindi, non solo ciò che per lei è vitale non risiede in decisioni di politica nazionale, ma neppure in quei meccanismi internazionali di cui di norma si parla. Il dramma che ci minaccia, e che la minaccia, è proprio in questo trasferimento di poteri a sfere neppure immaginabili da chi s’informa e lavora. Ora le do l’esempio più chiaro e diretto. La prego di non pensare, dopo le prime righe, che questo sia un trattato di massimi sistemi. No, qui, e lo vedrà fra poco, parlo proprio della sua vita aziendale e del futuro della nostra economia, nei termini più concreti. Per cortesia mi segua.
Ciò che sta accadendo all’Europa della crisi non è solo frutto di accidenti finanziari e dissesti di bilanci statali, né in particolare di una crisi sistemica delle bilance commerciali o altro. Certamente questi fattori contano, ma c’è ben altro. Vi sono forze al lavoro in Europa che mirano, non esagero, alla distruzione delle dinamiche del Capitalismo stesso. E non sono affatto forze marxiste, per carità. Al contrario, e peggio. Va compresa, qui, la differenza fra Europa e Stati Uniti. Nel secondo caso, il Capitalismo si è sviluppato su una terra nuda, tragicamente ripulita della sua popolazione autoctona, ma nuda di ogni presenza delle forze dell’Ancien Régime europeo. Il Capitalismo americano è nato dinamico, pragmatico, e con un’istintiva connotazione verso la ‘Funzione del Consumo’, che oltre un secolo e mezzo più tardi verrà descritta dall’economista inglese John Maynard Keynes. Negli USA, il Potere maggiore fino ai primi anni ’90 ha sempre badato a mantenere in vita il fondamentale principio secondo cui è la Spesa che genera il Risparmio e dunque il successivo Investimento e i Consumi, da cui viene il profitto. Questa centralità della capacità di spendere valeva sia per lo Stato americano, che ha creato la maggiore ricchezza nella sua storia spendendo a deficit di bilancio fino al 25% del PIL, sia per il settore non-governativo, cioè il privato, dove l’elemento dei consumi (spesa) è sempre stato in primo piano (fin eccessivo, si sa). Riassumo: negli Stati Uniti, il Capitalismo, pur nelle sue immense ingiustizie, ha però sempre tenuto in vita una dinamica dove alla maggioranza dei cittadini andava garantito reddito sufficiente a generare una spesa interna che mantenesse in vita la produzione aziendale, spesso aiutata da grandi infusioni di spesa a deficit dello Stato. Ecco il Capitalismo all’Americana, almeno prima della recente mutazione nella folle sfera finanziaria speculativa.
Questo Capitalismo sbarcò in Europa dopo la seconda guerra mondiale, con un buon successo. Intendo dire un successo di pubblico, e con la partecipazione confusa e ignorante della classe politica. In Europa, tuttavia, i gangli del Potere tradizionale - quello che ereditò gli ideali dell’Ancien Régime, del Neomercantilismo tedesco e francese, che transitò trasversalmente nel nazismo, e che fu pregno di appoggi nelle sfere vaticane - ha sempre visto il Capitalismo americano come un’aberrazione. Non certo per le sue derive eccessivamente consumistiche, ma, al contrario, solo perché persino quel minimo di contenuto democratico che esso mantiene – cioè la necessità della presenza di una popolazione tutelata abbastanza affinché consumi – era visto come un’insidia inaccettabile nelle mire fondamentali di questo Potere tradizionale europeo. Queste mire erano, e sono tuttora, la distruzione di qualsiasi potere popolare e democratico, e l’imposizione, anzi, il ritorno in Europa di un nuovo ordine sociale di tipo para-feudale, con a capo quelli che già Adam Smith e David Ricardo definivano nel ‘7-800 i “rentiers”.
I “rentiers” erano, e rimangono nel presente, i rampolli delle nobiltà e delle tecnocrazie europee che ritengono loro diritto ‘divino’ non solo governare i popoli ritenuti masse ignoranti, ma anche prelevare tutta la ricchezza possibile dal lavoro di altri. E questo salasso ha colpito e sta colpendo anche voi imprenditori proprio oggi. Non è necessario ricordarle che per questo identico motivo in Francia nel 1789 scoppiò una rivoluzione. Quell’evento li marginalizzò per un periodo, ma poi i“rentiers” tornarono e oggi governano l’Unione Europea. I loro sicari ed esecutori materiali nella UE moderna sono (o sono stati) i potentissimi tecnocrati come Herman Van Rompuy, Olli Rehn, Jaques Attali, Jaques Delors, o Lorenzo Bini Smaghi e Mario Draghi, e poi gli Juncker, i Weigel fra i tanti. Sono i decisori finali dei nostri destini, coloro che decidono in stanze chiuse di Francoforte o Bruxelles se lei avrà mercato o se invece soccomberà, alla lettera, coi loro Trattati vincolanti per ogni parlamento europeo. “Rentiers”sono divenuti i finti imprenditori (come Montezemolo o De Benedetti in Italia) che scommettono su rendite da ‘clienti prigionieri’ dei servizi essenziali forzosamente privatizzati e riuniti in monopoli privati (la Captive Demand), violando ogni regola di libero mercato reale; lo sono i capitani Neomercantili di multinazionali dell’acciaio, metalmeccaniche o dell’high tech franco-tedesche, le cui strategie di profitto hanno abbandonato la virtuosità del libero mercato reale e si basano solo sulla deflazione dei redditi dei loro dipendenti cui succhiano la vita con pretese di produttività da collasso (in Germania i redditi crescono del 50% in meno rispetto alla media europea con una produttività del 35% superiore, e infatti i consumi interni sono crollati); “rentiers” sono i gestori degli Hedge Funds della City di Londra, gli speculatori che estraggono fortune inaudite proprio dall’attacco al tessuto economico di intere nazioni attraverso l’uso della scommessa finanziaria pura. Le vostre aziende sono ostaggi impotenti di questi immensi giochi.
Questi sono i nuovi “rentiers”,odiano il Capitalismo dei consumi, sono tornati al timone dell’economia, e, come detto, hanno in comune particolarmente il desiderio di estrarre dal terreno produttivo di aziende e cittadini un profitto del tutto parassitario. Voi, le piccole e medie aziende italiane promotrici di redditi da lavoro e di consumi, siete nel loro mirino per questi motivi. Per riconquistare il potere perduto un secolo fa e al fine di attuare il loro programma, essi pensarono a un’intera struttura politico-economica, le cui forme larvali comparvero 75 anni fa, e la cui massima espressione è oggi l’Eurozona. Questo il pubblico non sa, voi non sapete.
Le basti pensare che il progetto di moneta unica europea nacque da uno dei profeti di questi nuovi “rentiers”, nel 1943. Era l’economista francese Francois Perroux, che immaginò l’unione monetaria con la mira di ottenere che “lo Stato perda interamente la sua ragion d’essere”. La distruzione delle funzioni monetarie dello Stato, come le spiegherò fra poco e crucialmente, è oggi lo strumento primario dei nuovi “rentiers” per affossare l’economia produttiva, i redditi, i consumi e dunque il Capitalismo stesso, come già detto prima. Il Perroux lasciò scritto che “Il futuro garantirà la supremazia alla nazione o alle nazioni che imporranno la povertà che genera super profitti e quindi accumulo”. Si tratta proprio dei super profitti dei nuovi“rentiers”. Non certo dei profitti della sua attività, che, come il buon senso suggerisce, non può certo prosperare nel crollo delle vendite indotto dall’affossamento dell’economia produttiva, dei redditi, dei consumi
E’ alla luce del sole.
Si faccia una domanda, la più banale, ma la più vera: perché la nostra ‘Italietta’ della ‘liretta’degli anni ’70-80 si vide promossa fra i sette più prosperi Paesi del mondo, mentre oggi, con questo Euro che prometteva rilanci insperati siamo ridotti al fanalino di coda d’Europa, additati come i somari della classe e sul filo del default? Come fu possibile per quella ‘Italietta’ figurare come il secondo Paese al mondo per risparmio privato dopo il Giappone, mentre oggi l’indebitamento delle famiglie sta schizzando ai massimi storici? Come potemmo allora intimidire la macchina delle esportazioni tedesche al punto da indurre la Germania a sporchi trucchi per soffocare la nostra produttività (lo SME ad esempio)? Oggi gli stiamo nei gas di scarico, quando va bene. Insomma, cosa ci è accaduto?
Prima di risponderle, mi sbarazzo subito della risposta-cliché offerta dagli ignoranti o dai mentitori del mainstream mediatico, cioè che il debito pubblico da noi contratto proprio in quegli anni è ciò che oggi ci trascina in fondo al pozzo. Questo è falso, e persino del tutto sbagliato dal punto di vista degli stati patrimoniali di uno Stato sovrano. Due note di spiegazione: sappia che il più alto debito pubblico mai registrato dall’Italia repubblicana è quello del 1998, col 132% di debito/PIL, ben superiore al livello odierno del 114%. Lei ricorda per caso che l’Italia di allora fosse PIIGS? Che vi fosse un assalto speculativo dei mercati tale da necessitare emergenze nazionali? Parole come‘spread’ o‘default’ erano allora sulle prime pagine di tutti i quotidiani, riviste e TG? No. Perché? Perché quel debito era in lire, cioè moneta sovrana, ovvero una moneta che l’Italia creava dal nulla e senza limiti, per cui i mercati sapevano che Roma poteva ripagare qualsiasi obbligazione senza problemi. Il Giappone di oggi è un esempio eclatante di quella verità di macro economia: ha un debito quasi doppio di quello dell’Italia, cioè oltre il 200%/PIL, ma nessun mercato lo sta aggredendo. Ma il Giappone, come l’Italia di allora, ha moneta sovrana e nessun limite vero nel crearne per pagare i propri debiti (e nulla cambia se il debito è in mani nazionali o estere). E poi consideri questo: la Spagna, anch’essa agonizzante nel cortile della vergogna dei PIIGS, ha un debito pubblico di appena il 66%/PIL. Quindi l’argomentazione secondo cui è la presenza di elevato debito pubblico in sé che affonda un’economia non regge.
Ora la seconda nota: la scienza contabile ci insegna che quando lo Stato con propria moneta sovrana (es. la lira) spende più di quanto ci tassi, cioè spende a deficit, esso lascia all’interno del settore non-governativo di famiglie e aziende più denaro di quanto ne prelevi. Cioè ci arricchisce (maggiori dettagli più avanti). Lo Stato paga uno stipendio pubblico spendendo a deficit, e chi lo riceve aumenta di reddito. Lo Stato emette un titolo che accresce il deficit, e chi lo compra vede il proprio denaro acquisire interessi superiori a quelli bancari, cioè si arricchisce. Lo Stato edifica un’infrastruttura spendendo a deficit, e le imprese private sotto contratto aumentano i fatturati sui loro conti. Lei obietterà: sì, d’accordo, ma poi quel debito dobbiamo ripagarlo noi, quindi il guadagno iniziale si perde poi del tutto. No, affatto. L’idea che il debito pubblico (cioè la somma dei deficit) con moneta sovrana sia un peso futuro per i cittadini è falsa. Il debito e il deficit statale, con moneta sovrana, sono la ricchezza del settore non-governativo di famiglie e aziende, al centesimo, e tali rimangono per il semplice fatto che neppure lo Stato dovrà mai ripagarli. Lo illustra egregiamente il Prof. Luca Fantacci della prestigiosa Bocconi: “Nessuno Stato è in grado di ripagare i propri debiti. D’altro canto, gli Stati non sono nemmeno tenuti a ripagare i loro debiti. I debiti degli Stati, da quando hanno preso la forma di titoli negoziabili sul mercato, ossia da poco più di trecent’anni, non sono più fatti per essere ripagati, bensì per essere continuamente rinnovati e per circolare indefinitamente. I titoli di stato sono emessi, sono acquistati e rivenduti ripetutamente sul mercato e, quando giungono a scadenza, sono rimborsati con i proventi dell’emissione di nuovi titoli.” Quindi se lo Stato a moneta sovrana in realtà non è mai tenuto a ripagare il proprio debito, perché mai dovrebbe pretendere che noi cittadini e aziende lo facciamo?
E allora, caro amico imprenditore, se non è il debito pubblico ad averci affossati in questa depressione economica soffocante che ci ha declassati all’umiliazione dei PIIGS, e che minaccia direttamente il suo lavoro, cosa lo ha fatto? Per caso la corruzione? Per caso l’evasione fiscale? Macché, l’Italia che entrò nel G7 era zeppa di entrambe. E allora?
La risposta è già detta: siamo stati trascinati nell’Eurozona, il gran disegno dei nuovi “rentiers”, dove la sottrazione del potere sovrano dell’Italia di emettere la propria moneta ha rapidamente distrutto la nostra economia, che è la vita della sua azienda. Quella sottrazione sta ottenendo, cioè, quello che i nuovi “rentiers” agognano come sistema, “la supremazia alla nazione o alle nazioni che imporranno la povertà che genera super profitti e quindi accumulo”. L’Euro è per noi a tutti gli effetti una moneta straniera (Godley 1997, Krugman 2012), che il Tesoro italiano non può emettere. Chi emette gli Euro è il sistema delle banche Centrali europee dei 17 Paesi dell’Eurozona, le quali li depositano direttamente nelle riserve di istituti finanziari privati. Il nostro Stato deve prendere in prestito ogni singolo Euro che spende dai mercati di capitali privati, ai tassi da loro decisi. Ciò ha due conseguenze catastrofiche intuibili: primo, uno Stato che non può più creare la propria moneta, ma che la deve sempre cercare a tassi che non controlla, non può più spendere a deficit per generare quella ricchezza nel settore non-governativo di cui si è detto. Questo porta a un immediato impoverimento del Paese, che si riflette su risparmio, consumi e quindi sui profitti aziendali. Secondo, quello Stato diviene ostaggio totale dei mercati di capitali privati, che ne possono depredare la ricchezza impunemente. E ciò rientra con precisione nel piano distruttivo dei nuovi “rentiers”. Ecco la catastrofe dell’Eurozona. Dopo tutto fu uno dei suoi maggiori architetti, il tecnocrate francese Jacques Attali, che in conversazione con l’economista Alain Parguez, ex consigliere di Mitterrand, si lasciò sfuggire la piena verità sui nuovi “rentiers”con queste parole: “Ma cosa credeva la plebaglia europea? Che l’Euro fosse stato fatto per la loro felicità?”Ahimè, nella cosiddetta plebaglia stanno milioni di consumatori che sono l’ossigeno della sua azienda.
Chi crea ricchezza finanziaria per lei?
Le chiedo qui un ultimo atto di pazienza, per dare sostanza teorica accademica a quando detto sulle funzioni insostituibili della spesa a deficit dello Stato per arricchire l’economia del settore non-governativo di famiglie e aziende. Funzioni che, lo ribadisco, possono esistere solo in presenza di moneta sovrana, e non più con l’Euro. Il lavoro principale in sede di scienza economica su questo concetto fu svolto da Abba Lerner, con la sua Functional Finance, da Wynne Godley, con i suoi Sectoral Balances, e dai Circuitisti di Alain Parguez et al. che hanno analizzato il circuito monetario. Tale concetto è assai semplice: una nazione ha in sé due tipi di ricchezze, quella finanziaria (denaro, titoli, equities, cash, ecc.) e quella dei beni (risorse, prodotti, case, terreni, infrastrutture, cultura ecc.). Non esistono altri tipi di ricchezze. In una nazione esistono solo due soggetti: il settore governativo dello Stato con tutto l’apparato pubblico da esso gestito (GOV.), e il settore non-governativo di famiglie e aziende produttrici di beni e servizi (NON-GOV., cioè ‘il privato’). Non esistono altri soggetti.

Immagini ciascuno di questi soggetti come un Contenitore. Ciascuno di essi possiede come ovvio due tipi di ricchezze, quella finanziaria e quella dei beni. Ora, la domanda che lei si deve porre da imprenditore è questa: come può la mia azienda approvvigionarsi di maggiori entrate finanziarie? Le entrate finanziarie sono la sua linfa vitale in business, poiché come dimostrato ampiamente da oltre un secolo di Monetary Theory of Production (Veblen, Keynes, Robinson et al.), il circuito del profitto parte dal denaro, produce cose e servizi e torna al denaro. Bene. La risposta che sicuramente le viene spontanea è: trovando maggiori mercati per i miei prodotti/servizi. Ok, certo. Ma badi bene a una cosa: se la sua attività compete nel contenitore NON-GOV. di cittadini e altre aziende, e se ha successo, il bene finanziario che lei acquisisce non è un bene finanziario in più al netto. Non lo è perché il denaro che lei incassa è sempre denaro che qualcun altro nel contenitore NON-GOV. ha speso. Ora, questo è bene per lei, ma è un addebito per altri cittadini o altre aziende. Infatti nessuno nel contenitore NON-GOV. può creare il denaro*, e dunque gli accumuli di quel contenitore da una parte, corrispondono sempre a sottrazioni da qualche altra parte; è, in sostanza, tutto denaro che solo gira in circolo di continuo. Questo può oggi fare la sua fortuna, ma non la fortuna di tutto il settore aziendale come insieme. In economia si dice che nell’aggregato (nel suo insieme) il contenitore NON-GOV. da solo non può mai aumentare la propria massa finanziaria, può solo farla circolare da qui a là o da là a qui; di qua si alza ma di là si abbassa, necessariamente.
*(il sistema bancario crea denaro, ma gli corrisponde sempre un debito di qualcuno, per cui nulla al netto)

Come invece lei di sicuro intuisce, il contenitore NON-GOV. idealmente dovrebbe poter acquisire nel suo insieme beni finanziari in aumento al netto, senza cioè che nessunoal suo interno li debba contemporaneamente perdere. Questo è crescere, questa è vera crescita economica, l’unica reale crescita, quella di tutti contemporaneamente. Dunque, diviene ovvio pensare che l’unica possibilità per il contenitore NON-GOV. di acquisire beni finanziari in più al netto è se un contenitore esterno ad esso ve li immette. Quel contenitore è GOV., cioè lo Stato, che può creare la propria moneta dal nulla e riversarla nel contenitore NON-GOV. sotto forma di spesa (acquisti/commesse dello Stato, stipendi pagati, grandi investimenti, emissione di titoli, contante ecc.). Ma lei può comprendere facilmente che se GOV. immette in NON-GOV. beni finanziari nella stessa misura in cui li preleva con le tasse (pareggio di bilancio), NON-GOV. non acquisirà nulla in più. Se poi GOV. immette meno di quanto tassi su base costante (surplus di bilancio), NON-GOV. andrà addirittura in perdita. Ne consegue che l’unica possibilità per NON-GOV. (e questo include lei come azienda) di aumentare al netto i propri beni finanziari è se GOV. ne immette spendendo di più di quanto ci tassi, e questo si chiama deficit di Bilancio. E’, badi bene, una spesa virtuosa che deve però essere diretta dallo Stato verso la piena occupazione, pieno welfare, e piena produzione aziendale (full Capacity). Quando ciò accade, si parla in economia di spesa a deficit positiva.
(Nota: esiste a dire il vero un altro contenitore esterno a NON-GOV. e che in effetti può riversare beni finanziari al netto in esso. E’ il contenitore delle nazioni straniere, che se compra da noi più di quanto noi compriamo da loro, ci lascia nei libri contabili valuta al netto che ci arricchisce. Ma come lei può intuire e come certamente sa, l’imprevedibilità della bilancia commerciale è tale da impedire alle aziende nel loro insieme di far affidamento sul quel contenitore come fonte di beni finanziari al netto. Ed è ovvio che non tutte le aziende poi lavorano con l’export. Si potrà obiettare che la Germania è invece ancora a galla nell’Eurozona proprio perché il settore straniero gli riversa abbondanti risorse finanziarie al netto nelle casse. Vero, ma si tratta in primo luogo di una condizione di pesante dipendenza fa forze esterne che Berlino non può controllare; in secondo luogo, poiché la Germania non può più emettere la propria moneta, essa non può più soccorrere le proprie aziende/cittadini con la spesa pubblica a deficit, e deve ingraziarsi i mercati esterni usando in patria le distruttive riforme Hartz del 2004 che hanno depresso come mai prima i salari e la domanda interna, pur di abbattere i costi. Le PMI tedesche ne hanno sofferto immensamente. Questa non è certo la condizione ideale per acquisire beni finanziari al netto. Il contenitore GOV. è, e rimane, l’unica certezza in questo senso, se possessore di propria moneta sovrana.)
Ciò dimostra oltre ogni possibile dubbio quanto affermato all’inizio sulle potenzialità della spesa statale a deficit per lei e per la sua attività, come per tutto il suo settore in aggregato. E non sono solo potenzialità, sono proprio necessità imprescindibili, altrimenti nessun arricchimento finanziario in più al netto vi è possibile. Le chiedo di comprendere con impegno proprio questo punto di macro economia dei bilanci settoriali:
Senza un contenitore esterno a quello aziendale nel suo aggregato che vi versi beni finanziari al netto in quantità superiore rispetto a quanto gli sottrae con le tasse, cioè un contenitore che spenda a deficit, è impossibile per il vostro contenitore ottenere un surplus in aggregato. In parole semplici: o s’indebita GOV. e NON-GOV. ci guadagna, oppure accade il contrario, NON-GOV. va in rosso a favore del surplus di GOV. La terza via è il pareggio, che non vi aiuta affatto. Altre soluzioni non esistono. Il sistema azienda italiano NON PUO’ crescere con uno Stato che pareggia i bilanci o addirittura cerca il surplus di bilancio.
Ma attenzione: tutto quanto sopra poggia sul postulato che lo Stato possegga una moneta sovrana che esso crea dal nulla, su cui ha il controllo dei tassi d’interesse (titoli e politica monetaria) e che quindi può emettere liberamente senza che il deficit sia alcun reale problema. Se al contrario quello Stato è costretto all’uso di una moneta non sua, che deve prendere in prestito da privati, sui costi del quale non ha alcun controllo, tutto ciò diviene impossibile, perché insostenibile nei libri contabili. Sto parlando dell’Euro, la cui creazione ha costretto 17 Stati nelle medesime condizioni di qualsiasi membro di NON-GOV., che dipende da qualcuno all’esterno di sé per prosperare, e che non può più finanziare alcuno al netto.
Capire.
Ora lei potrà capire cosa si nascose dietro la retorica dell’Unione Monetaria. E cosa si nasconde dietro il mantra dei tecnocrati europei (leggi nuovi “rentiers”) per addirittura mettere in Costituzione il pareggio di bilancio. Si nasconde la precisa mira di sottrarvi crescita e profitto, l’unica vera crescita possibile in aggregato,quella che può accadere unicamente in presenza di spesa interna a deficit degli Stati. La paralisi della crescita così ottenuta distrugge lo stesso Capitalismo della produzione, su cui lei vive. Hanno usato il potere delle scuole economiche Neoclassiche finanziate dalle maggiori Fondazioni e Think Tanks Neoliberiste per creare il ‘fantasma’del debito pubblico*, riuscendo a nascondere che la più formidabile spinta produttiva e reddituale della Storia dell’umanità fu originata dal 1946 al 1956 proprio da una colossale spesa a debito degli Stati Uniti d’America in anni immediatamente precedenti, che non risulta siano poi falliti. Oggi, poi, ci impongono, nel nome della menzogna del debito e grazie alla gabbia dell’Euro, le Austerità che ancor più strozzano la spesa dello Stato, che aumentano la tassazione, quindi deprimono i redditi, quindi i consumi, quindi deprimono la sua azienda, in una spirale senza fine che prende il nome di Spirale della Deflazione Economica Imposta. Inoltre, lo Stato vittima di queste Austerità si trova a dover far fronte a spese a deficit del tutto negative e improduttive (ammortizzatori sociali, aumento spese sanitarie, calo gettito fiscale dovuto al crollo dei redditi ecc.) che ne aumentano il debito senza che ciò crei alcuna ricchezza vera nel settore non-governativo di cittadini e aziende. Cinicamente poi, questo aumento di debito negativo viene preso a pretesto dagli stessi tecnocrati europei che lo hanno causato (leggi nuovi “rentiers”) per imporci ancor più Austerità, quindi ancor più deflazione, quindi ancora calo redditi e consumi e conseguente crollo economico, e tutto il meccanismo pernicioso si auto alimenta all’infinito.
I nuovi “rentiers” speculano su questo con inimmaginabili profitti, cifre da far impallidire qualsiasi buona azienda italiana, proprio perché ne succhiano la linfa, come lei vede oggi. Non posso riscrivere qui nel dettaglio come questi profitti parassitari avvengono; lei può far riferimento per ogni particolare al capitolo Ecco chi incassa a pag. 60 de Il Più Grande Crimine 2011. Ma soprattutto stanno imponendo un nuovo ordine sociale costruito sulla paura del fallimento di intere nazioni, che loro stessi ricattano e sospingono alla rovina. Solo un dato, tratto dai bollettini statistici di Banca d’Italia: la crisi finanziaria del 2007, il capolavoro globale dei nuovi “rentiers”,ha complessivamente sottratto all’Italia la cifra di 457 miliardi di Euro in meno di tre anni. Quei soldi immensi sono stati drenati anche dalla sua azienda, con l’aggravio che oggi la stessa macchinazione che ha originato il collasso finanziario globale sta negando a lei, e ai suoi colleghi, il credito bancario che le serve per sopravvivere. Come ne esce lei? Vi hanno messo in un angolo e vi stanno sbranando. Ma la via d’uscita c’è, ed è eccellente. Solo un attimo ancora.
*(tutta la storia dettagliata con documentazione accademica di questi fatti ne Il Più Grande Crimine 2011, www.paolobarnard.info)
Il pollaio.
E’ a fronte di queste realtà innegabili di macro economia, e a fronte dell’inganno attraverso cui i cittadini e gli imprenditori vengono colpiti così duramente, che lei potrà intuire come la decennale contrapposizione ‘dipendenti-padroni’ sia sempre stata un teatro fittizio in cui vi hanno costretti a sbeccarvi a sangue, voi e i lavoratori, come la decennale contrapposizione ‘dipendenti-padroni’ sia sempre stata un teatro fittizio in cui vi hanno costretti a sbeccarvi a sangue, voi e i lavoratori, come foste, con rispetto, polli in un recinto. Mentre ben altri poteri pianificavano come dissanguarvi tutti.
Le offro come esempio uno degli angoli in cui vi hanno impantanati – datori di lavoro e dipendenti -e dove vi siete logorati per decenni inutilmente. E’ il dibattito sul costo del lavoro. E’ stato incorniciato in una rigida equazione: ‘l’azienda necessita di abbattere il costo del lavoro, pena la perdita di competitività’. A ciò si oppongono ovviamente i salariati, rivendicando maggiori margini a loro volta. Ma il dibattito è del tutto fuorviante, falsato e con una mira che neppure immaginate: colpire, come sempre, il Capitalismo dei consumi e della produzione, e di rimando anche la stabilità finanziaria dello Stato. Mi conceda un breve passaggio di storia dell’economia: l’idea secondo cui è l’abbassamento del costo del lavoro che permette maggior profitto, e persino maggior offerta di occupazione, nasce (nel capitalismo moderno) con l’economista inglese Arthur Cecil Pigou a inizio novecento. Apparteneva alla scuola economica detta Neoclassica, quella che reagì a Marx tentando di provare il perfetto funzionamento del mercato in un suo equilibrio spontaneo (General Equilibrium Theory). La sua era un’idea strana davvero: primo, come può un lavoratore il cui reddito cala essere poi colui che consuma abbastanza prodotti e servizi da mantenere l’economia a galla? E, come argomentò con grande efficacia non molto più tardi John Maynard Keynes, in un’economia che di conseguenza soffre cali nei consumi, quindi cali di vendite delle aziende, perché mai dovrebbe un imprenditore assumere di più? Keynes formulò una complessa spiegazione di cosa determina veramente la propensione all’investimento dell’imprenditore, che include occupazione, nel capitolo 17 della sua General Theory. Ritengo che essa sia perfetta anche nell’oggi. E poi, come noto anche a livello popolare, fu Henry Ford a smentire Pigou con la sua innovativa politica salariale di aumento della paga unito al profit-sharing, dimostrando che in quel modo ne giovavano non solo le vendite della sua industria, ma l’economia tutta.
Ma l’idea di Pigou doveva sopravvivere, per un motivo: essa avrebbe proprio condotto a quel calo dei profitti, a quell’incrinatura nella macchina capitalista di consumi- produzione, a uno scontro acerrimo fra imprenditori e dipendenti, che servivano perfettamente le mire dei nuovi “rentiers”.In particolare, nell’azione deflattiva sull’economia, essa avrebbe poi causato disoccupazione maggiore, precarizzazione del lavoro, e quindi avrebbe costretto gli Stati alla spesa a deficit negativa, cioè improduttiva, di cui si è prima parlato. Incrinare consumi-produzione, cali dei fatturati, scontri distruttivi nel mondo del lavoro, tensioni sociali, danni alle finanza statali. E tutto questo per un’idea sbagliata, perché buoni redditi significano nell’aggregato la salute delle aziende, non la loro rovina, specialmente se esiste alle loro spalle uno Stato che spende a deficit positivo per sopperire ad eventuali difficoltà nel privato(maggiori dettagli su costo lavoro-costi per le aziende e spesa a deficit più sotto).
Capisce, caro amico, come vi hanno confinati per decenni su un dibattito fittizio? Il vostro interesse comune, imprenditori-lavoratori, stava in realtà nella stessa cesta: il benessere dei redditi tutelato da spesa a deficit positiva. Ma vi hanno invece accecati nello scontro. E questo mentre loro macchinavano, col successo che è davanti agli occhi di tutti, per rendere intere economie nazionali irriconoscibili a confronto con ciò che furono solo 30 anni fa.
Le Tasse.
E qui aggiungo un altro esempio di come hanno sospinto voi e i vostri lavoratori in un tunnel del tutto fuorviante. Mi dica: cosa vi è di più opprimente per lei imprenditore della tassazione? E’ un coro unanime in Italia, dal gestore di bar all’industriale: la pressione fiscale si mangia tutto, è insostenibile, e costringe persino a una quota di ‘nero’, senza cui semplicemente tanti chiuderebbero.
Amico caro, lei lo sa a cosa servono realmente le tasse? No, non servono, e ripeto, NON servono a finanziare la spesa dello Stato. Questo, di nuovo, da un punto di vista di esatta contabilità di Stato è falso. E’ un’altra delle invenzioni del sistema economico Neoclassico, e che si è piantata nelle convinzioni sostanzialmente di tutti. La scuola economica Circuitista e quella della Modern Money Theory (MMT), in particolare gli economisti Warren Mosler, Pavlina Tcherneva e L. Randall Wray, hanno dimostrato esattamente quanto segue.
E’ impossibile che le tasse possano pagare alcunché nei bilanci di uno Stato, visto che sono denaro che il governo ha immesso nella collettività e che di norma si riprende indietro in percentuale minore. Non può in alcun modo rispenderli poi, la matematica non glielo permette. Come dire: se un negoziante investe 100 e incassa 70, come fa ad avere alcunché da spendere? Ma anche immaginando il santificato pareggio di bilancio, dove lo Stato spende 100 e tassa 100, dove sono i fondi da spendere? Ciò che in realtà accade è questo: lo Stato a moneta sovrana inventa denaro spendendo - significa accreditando conti correnti nel contenitore NON-GOV. - che poi drena dagli stessi conti tassando, distruggendo quel denaro. Sì, distruggendolo, perché si tratta solo unità di conto elettroniche che, all’atto del pagamento delle tasse,scompaiono dai conti sui computers della Banca Centrale. Non arrivano da nessuna parte, in realtà. Immagini la spesa dello Stato come un contatore elettronico: quando lo Stato spende, i numerini corrono aumentando, es. da 234.000 a 234.400 (i c/c dei cittadini aumentano); quando lo Stato ci tassa gli stessi numerini scendono ad es. da 234.400 a 234.100 (i c/c dei cittadini calano). Semplicemente 300 cifre elettroniche sono sparite nel nulla, non possono essere spese. Ecco cosa sono le tasse veramente, denaro che sparisce, null’altro, e certamente non un mezzo per racimolare soldi per la spesa dello Stato.
Ma allora, perché diavolo uno Stato tassa? Lo fa per:
  •  tenere a freno il potere economico delle oligarchie private, che altrimenti diverrebbero immensamente ricche e potrebbero spodestare lo Stato stesso.
  •  limitare l’inflazione drenando denaro in eccesso dalla circolazione.
  • scoraggiare o incoraggiare taluni comportamenti - si tassa l’alcool, il fumo, o l’inquinamento, e si detassano le beneficienze o le ristrutturazioni, ecc.
  • imporre ai cittadini l’uso della sua moneta sovrana. Se non fosse per l’obbligo di tutti di pagare le tasse nella valuta dello Stato, non ci sarebbe garanzia di accettazione da parte del settore non governativo di quella valuta.
Tutto quanto ha appena letto, tuttavia, vale solo per gli Stati a moneta sovrana, come era l’Italia prima dell’Euro, come è il Giappone o come sono gli USA. Non lo scordi, perché fra un attimo capirà.
Allora le domando: perché queste realtà contabili indiscutibili non sono mai state rese di pubblico dominio? Perché al contrario voi imprenditori siete tutti stati gettati in una eterna lotta a sopravvivere alle tasse e che spesso è andata a scapito proprio dell’occupazione? Di nuovo: voi e i lavoratori a sbeccarvi, quando in realtà bastava solo reclamare che uno Stato a moneta sovrana scegliesse di usare il prelievo fiscale solo per i quattro motivi sopra descritti, e non nella fittizia convinzione di acquisire le finanze per gestire il Paese. Ma lei riesce a immaginare che razza di ricchezze avrebbero potuto rimanere nei fatturati aziendali, quindi negli stipendi dei dipendenti, se avessimo tutti capito che uno Stato a moneta sovrana NON necessita di tasse per spendere? Ma no, lì vi hanno ficcati, a penare per decenni per nulla. E poi è arrivato l’Euro non-sovrano, che vi (ci) hanno imposto proprio per evitare per sempre che qualcuno potesse reclamare dagli Stati un uso sensato delle tasse. Comprende ora?
Tutta la scuola economica Neoclassica, la prediletta dai nuovi “rentiers”, quella che oggi domina ovunque incontrastata, ancora sostiene quelle tesi che ho sopra smontato, dal passato degli Arrow, Debreu, Hahn, Von Mises, Hayek, fino a Mankiw, Rogoff, Lucas, Alesina, Stagnaro, Rocca, Vaciago, Petroni ecc. di oggi. Nella finta contrapposizione degli interessi di imprenditori e lavoratori, fu omesso oculatamente (e criminosamente) proprio il ruolo della spesa a deficit positiva del contenitore GOV. Ciò infatti che viene finanziariamente perduto dal sistema aziende nell’aumento del costo del lavoro, in particolar modo sul fronte della competitività, non solo gli ritorna in termini di acquisti, ma deve e può essere coperto proprio dalle infusioni di spesa a deficit positiva dello Stato. Cioè: edificazione di infrastrutture mirate alla competitività internazionale e nel commercio, detassazioni multiple, acquisti diretti della produzione a rischio, emissione di titoli per rendite finanziarie mirate a reinvestimento in attività produttive, incentivi fiscali al reinvestimento degli utili in produttività, crediti facilitati o crediti garantiti senza limiti, ammortizzatori sociali mirati però alla formazione d’eccellenza dei lavoratori, e molto altro. E siamo di nuovo al ruolo di questo Stato, così centrale, ma oggi reso impossibile per l’Italia dall’adozione dell’Euro.
Licenziare.
Anche qui uno Stato a moneta sovrana che spenda a deficit positivo dirime ogni controversia. Fra poche righe il perché. Ma mi permetta di sottolineare un punto fermo: il tema del licenziamento oggi, nel presente caos Neoliberista e in Italia in particolare, non permette alcuna scelta di campo. Non ha torto l’imprenditore, non lo ha il lavoratore. Ometto di allungare questa trattazione per illustrarle l’indecente fenomeno dello Slimming Down aziendale che usa i licenziamenti per le speculazioni azionarie e di stock options. Né posso dilungarmi sui ricatti che corrono spesso fra datori di lavoro e dipendenti, specie se donne, dove il licenziamento è l’arma. Ma neppure devo dirle ciò che lei sa benissimo, e cioè che un dipendente cialtrone e inamovibile paralizza un’intera azienda, e danneggia tutti; che gente che non risponde al telefono in magazzino perché “vaff… c’è il fantacalcio” andrebbe cacciata all’istante; che l’etica del lavoro è un mistero nazionale qui da noi, ecc. Purtroppo sono costretto a parlare di licenziamenti nell’astratto della macro economia, ma non per questo ciò che le devo dire è meno centrale. Vi sono istanze dove il licenziamento diviene necessità ineludibile per l’azienda – un esempio, fra gli altri, è il settore auto, dove lo sviluppo tecnologico unitamente alla competizione dall’Est asiatico renderà impossibile mantenere forza lavoro umana in fabbrica; Marchionne è in malafede e non lo dice, lui sa che il destino dell’operaio metalmeccanico è segnato, inutile remare contro la Storia. In quelle istanze può intervenire la spesa a deficit positiva dello Stato, che può riconvertire a sue spese e senza limiti i posti di lavoro perduti in nuove occupazioni cosiddette “ad alta densità umana di valore ambientale/sociale”. Per far solo due esempi fra molti altri, nella gara disperata a preservare l’ambiente, e con un aumento costante della popolazione anziana e bisognosa, non è difficile immaginare quanta nuova occupazione se ne potrebbe estrarre, per non parlare del settore dei servizi alla quotidianità. Occupazione finanziata dallo Stato, e sgravata da voi imprenditori là dove veramente necessario il licenziamento. Comprenda, caro amico, come questo spazio di manovra dello Stato a moneta sovrana, che applichi quelli che la Modern Money Theorychiama i Programmi di Lavoro Garantito (Job Guarantee), pone voi e i vostri dipendenti di colpo oltre qualsiasi sterile e distruttivo dibattito sui licenziamenti, articolo 18 e affini, limitatamente, preciso, ai licenziamenti resi inevitabili dalla competizione internazionale o da bilanci aziendali in crisi.
Concludendo, sarebbe stato vostro interesse comune, datori di lavoro e dipendenti, smettere di contrapporvi negli angoli ciechi del pollaio, e lottare assieme contro il comune nemico, per resuscitare il comune alleato: lo Stato a moneta sovrana che spende a deficit positivo per tutelare il 99% di cittadini e aziende.
L’economia di salvezza per lei, per voi, per noi: Modern Money Theory (MMT).
Innanzi tutto cos’è. E’ il nome dato dall’economista australiano Bill Mitchell a una riformulazione moderna, cioè scientificamente costruita sulle odierne strutture finanziarie e macro economiche, di idee partorite da alcuni dei giganti dell’economia del XX secolo,a partire da Georg Friedrich Knapp, Alfred-Mitchell Innes, John Maynard Keynes, Abba Lerner, Joan Robinson, Hyman Minsky e Wynne Godley. I moderni esponenti di questa scuola di economia si raggruppano all’Università del Missouri Kansas City e al Levy Economics Institute di New York. Essa ha studiato e dimostrato in centinaia pubblicazioni accademiche tutto quanto io le ho esposto finora dal punto di vista delle potenzialità del circuito monetario statale. La correttezza teoretica della MMT, e il suo dirompente impatto sulla gestione delle economie moderne, la sta oggi imponendo all’attenzione del mainstream mediatico (ad es. Washington Post 19/02/12 – Repubblica 22/02/12).
Ha un pregio estremo, introvabile: è pura scienza descrittiva, ed è, su questo, incontrovertibile, tuttavia si presta ad applicazioni in economia e società senza precedenti. Spiego. La MMT, nella sua parte teorica che descrive fenomeni monetari, ha saputo dimostrare come assolutamente corretti tutti i postulati che io le ho prima descritto: quelli sulla reale natura di debito e deficit pubblici a moneta sovrana, quelli sulla tassazione, sulla perniciosità dell’Euro, sulla creazione di finanza in più al netto per NON-GOV., sulla Spirale della Deflazione Economica Imposta dalle Austerità, sul reale funzionamento virtuoso di spesa-redditi-risparmi-spesa-profitti, sulle potenzialità di un Programma di Lavoro Garantito dallo Stato a vantaggio sia delle imprese che dei dipendenti ecc. E proprio per questo la MMT è adattabile ad una applicazione immediata come politica economica nazionale per la tutela di cittadini e aziende. La tutela del 99%, a scapito dell’1% dei nuovi “rentiers”, che oggi ci succhiano vita e risorse, le sue risorse caro amico.
La MMT ci descrive il ritorno dello Stato a moneta sovrana alle sue funzioni più alte, quelle messe in atto dagli Stati Uniti del boom economico più possente della Storia dell’umanità, a vantaggio di tutto il contenitore privato di cittadini e aziende, il NON-GOV. Ci descrive, caro imprenditore, la salvezza da un disegno distruttivo e iniquo che sta minando tutto ciò che noi conosciamo come crescita, benessere, democrazia: il Neoliberismo dei nuovi “rentiers”, il peggiore mai esistito, quello a cui voi uomini e donne che hanno impegnato una vita di lavoro e d’investimenti dovete ogni singola sciagura economica che vi ammorba oggi.
E perciò la via che le indico non è il Capitalismo americano, né ovviamente il soggiacere passivi al parassitismo ignobile dei nuovi “rentiers”.Le propongo di contemplare con serietà la costruzione di questa politica economica per l’interesse suo, del suo lavoro, dei suoi dipendenti, della società che vi ospita e della democrazia stessa. Come detto, prende il nome di Modern Money Theory, io e il mio gruppo l’abbiamo portata in Italia, e siamo a vostra disposizione* - voi come individui o come categorie di imprenditori - per aiutarvi a conoscerla meglio facendovi incontrare i suoi massimi autori accademici, e ad applicarla in Italia.
Non consegni gli anni del suo lavoro alla retorica della politica ignorante e alle menzogne di tecnocrati devastanti. Vi stanno distruggendo.
Suo,
Paolo Barnard
dal sito: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=345


Qui un altro filmato sonoro dal titolo "Il più grande crimine d'Occidente" http://www.youtube.com/watch?v=DUu-tFS3CTg
Il sito italiano di riferimento della MMT è http://www.democraziammt.info/


19 March 2012

Sinistri leccaculi

Ierisera l'esangue Fazio, ha invitato in studio la Fornero alla sua trasmissione tv "Che tempo che fa", sempre molto onorata dalle presenze  (e che presenze!) degli attuali androidi ibernati e telecomandati che ci sgovernano senz' essere stati eletti. Chissà perché vanno tutti là da Fazio. Forse perché fa volentieri lo stuoino e loro apprezzano gli zerbinotti, specie se zelanti.
 Lo avete visto, Sua Pallidezza il pesce lesso da porzione mentre cercava di fare il baciamano al ministro più affamatore della storia della nostra Repubblica?
Ma che razza di sinistra è una sinistra ridotta a fare inchini e baciamani a questi vampiri emissari della finanza internazionale? E come è possibile che siano proprio dei banchieri a "riscrivere" la Riforma del Lavoro?
E' vero che la globalizzazione riduce e annulla il concetto di destra e di sinistra e che ci siamo ridotti a vedere la nuova Trimurti tripartisan ABC (Alfano, Bersani, Casini) che pratica la flebo a queste sanguisughe del popolo - ma perbacco! - c'è un limite anche alle untuosità, alle cortigianerie e ai leccaculismi.
Intanto la rugosissima e corrucciata esponente della Banca Mondiale e di Banca Intesa, parlava secondo la nota (e imitatissima da Crozza) timbrica robotica e cibernetica Gold-Monti in versione femminile (si fa per dire) : soppesa le parole e le sillaba come un'automa telecomandata.
Questa è gente talmente apolide da far fatica a parlare in Italiano, in buon Italiano. 
Pensa in Anglo- Economicese,  per questo il loro Italiano è lessicalmente e concettualmente sciapo e disadorno. Sul contenuto vi rimando ai due filmati.
Guardateli perché è  roba da fare raggelare il sangue. Qui anche il secondo: http://www.youtube.com/watch?v=-teiQPIjIdE&feature=related

In ultima battuta, dopo la riforma del Lavoro  non poteva mancare l'apologia della corte di Cassazione  per i matrimoni  gay. Questa orrenda Europa salva solo le loro sacre terga . Dei mazzi nostri, invece, non gliene frega... una beata mazza.
Intanto,  becchiamoci  questa  grottesca Intervista col Vampiro, in ginocchio da lei. Ritornerò/in ginocchio da te/ (...) e bacerò le tue mani amor!

Fazio Fazio, ma che strazio!

16 March 2012

Strasburgo, Cassazione, Divina Commedia: solo coincidenze?



Pubblico due interessanti articoli di Paolo Deotto presi dal giornale on line "Riscossa Cristiana". Nel primo commenta il risultato della Corte di Strasburgo relativo ai matrimoni omosessuali. Nel secondo, come la Corte di Cassazione si uniforma al diktat della Ue in materia di sentenze relative alle unioni gay.  
Ecco il primo:UNIONE EUROPEA: A STRASBURGO SI VOTA A FAVORE DELLA DISTRUZIONE DELLA FAMIGLIA. LA FOLLE ESALTAZIONE DELLA SODOMIA 

 Un certo senso di nausea è inevitabile, e mi scuso se lo trasmetterò agli amici lettori, ma le ultimissime novità che arrivano da Strasburgo non colpiscono solo la morale e il buon senso, ma turbano anche lo stomaco, per l'insopportabile fetore che emanano.
Orbene, oggi, 13 marzo 2012, il Parlamento europeo, in seduta plenaria a Strasburgo, ha approvato il “rapporto sulla parità di diritti tra uomini e donne”, presentato dalla radicale di sinistra olandese Sophie in't Veld. Tale “rapporto” impegna i governi dei 27 Paesi UE a non dare "definizioni restrittive di famiglia" allo scopo di negare protezione alle coppie omosessuali e ai loro figli.
Il passaggio più nettamente a favore dei matrimoni omosessuali è contenuto nel paragrafo 7 del rapporto, che il Ppe voleva cancellare con un emendamento (bocciato in aula con 322 voti a favore e 342 voti contrari). Sono stati inoltre approvati, nonostante l’opposizione dei popolari, i passaggi del rapporto in cui si chiede alla Commissione europea di elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni omosessuali tra gli stati membri che già le ammettono e al Consiglio europeo di "riaffermare il principio di uguale trattamento senza distinzione di religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale".
Non mi soffermo sull'inevitabile coro di esultanza, in cui si distinguono personaggi di grande rilievo intellettuale quali una Paola Concia, lesbica dichiarata, o un Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center. Inevitabile anche l'esultanza dei radicali, insignificanti come peso elettorale e devastanti come spessore intellettuale e morale, ma ricchi di spocchia e di convinzione di essere portatori della verità.
Quando Adenauer, Schuman e il nostro De Gasperi progettavano un'Europa unita, pensavano a Europa e Cristianesimo come binomio inscindibile. Scriveva Schuman: “Tutti i paesi dell’Europa sono permeati della civiltà cristiana. Essa è l’anima dell’Europa, che occorre ridarle”.
Abbiamo visto, vediamo ogni giorno, cos'è invece diventata l'Europa: un'unione di banche e speculatori, devota solo al dio danaro, e guidata da uomini che ormai hanno perduto completamente il senno, pretendendo di violentare la natura stessa.
Questi sciagurati, apologeti delle perversioni, lavorano su due fronti: la distruzione economica degli Stati, gettando le popolazioni nella miseria, e la distruzione morale e intellettuale, giungendo a qualificare come “diritto”, come tale meritevole di tutela giuridica, l'atto contro natura, e francamente ripugnante, dell'unione omosessuale. (continua) .
art. 29, 30, 31 della Costituzione sulla Famiglia

Il secondo articolo è la conseguenza diretta del primo: la nostra cara Corte di Cassazione, si allinea subito al dogma di Strasburgo di questa disastrosa Ue, che ci sospinge nel baratro ma salva solo i gay, manco fossero il problema più importante del mondo.
DEMENZA O CONFORMISMO? ORA SUI “MATRIMONI” TRA OMOSESSUALI ENTRA IN SCENA ANCHE LA CASSAZIONE 

Apprendiamo con gioia che anche la magistratura (poteva mancare?) mostra la sua ansia di unirsi al coro – dettato da demenza o da ansia del gregge, o da entrambe le cose assieme – dei laudatores delle “nozze” tra omosessuali. Con sentenza n. 4184, la prima sezione civile della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una coppia di invertiti italiani che, contratto “matrimonio” all'estero, ne avevano chiesto la trascrizione sui registri di stato civile del comune di residenza. Poiché il Comune aveva rifiutato la trascrizione, i due sposini avevano fatto ricorso alla magistratura, che lo aveva sempre respinto, poiché la nostra legislazione non prevede quel mix di obbrobrio e umorismo da caserma che è il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso. Ugualmente ha fatto la Cassazione, e fin qui, nulla da dire. Non poteva fare altro.
Però anche i magistrati sono uomini, sono uomini italiani, e come tali anche loro sono afflitti da uno dei più perniciosi vizi nazionali, ossia la ricerca del consenso, l'appartenenza alla moda dominante, indipendentemente da qualsiasi valutazione sulla follia, o meno, di tale moda. Poiché non è statisticamente possibile che tutti i giudici che hanno firmato la sentenza siano dementi, è infatti solo pensabile che siano ansiosi di mostrare quanto sono disciplinatamente omologati.

Infatti gli illustri togati, respinto il ricorso, si sono però preoccupati di precisare che solo la crudele legge tuttora vigente in Italia imponeva loro tale decisione. Infatti, con un pistolotto, del tutto inutile, poiché il loro compito era solo di pronunciarsi sul ricorso del lui e lui, i giudici di Cassazione hanno tenuto a precisare che "i componenti della coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione di fatto, se secondo la legislazione italiana non possono far valere né il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio contratto all'estero, tuttavia - a prescindere dall'intervento del legislatore in materia - quali titolari del diritto alla 'vita famigliare' e nell'esercizio del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale di specifiche situazioni, segnatamente alla tutela di altri diritti fondamentali, possono adire i giudici comuni per far valere, in presenza di specifiche situazioni, il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata".
Non paghi di tanto pensiero, i magistrati di Cassazione si danno anche all'analisi etico-sociale, e stabiliscono che "è stata radicalmente superata la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico, della stessa esistenza del matrimonio". Non sufficit; proseguiamo e apprendiamo che "spetta al Parlamento, nell'esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni" omosessuali, "restando riservata alla Corte costituzionale la possibilità di intervenire a tutela di specifiche situazioni". La Suprema Corte, infatti, riconosce che "in relazione ad ipotesi particolari" come per esempio nel caso di assegnazione della casa, è "riscontrabile la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale". Insomma, “Parlamentari, sbrigatevi ad approvare una legge che introduca finalmente in Italia il matrimonio tra invertiti”.
Meraviglioso. Il “diritto creativo” si fa sempre più strada.
Però c'è qualcosa che non quadra. (continua qui).

Il terzo fatto (ma sarebbe meglio chiamarlo misfatto) è dato dalla proposta di un gruppo di cosiddetti intellettuali (?) Gehrush92 omologhi al pensiero onusiano di voler eliminare la Divina Commedia per presunte accuse di omofobia, antisemitismo e islamofobia.  Qui l'articolo sul Corriere.

Tutte e tre, coincidenze fortuite? Siamo nel 2012 e l'agenda del Nuovo Ordine  Mondiale deve essere messa a punto in tutte le sue parti. Si tratta di un universo orwelliano demenziale, paranoico, oscurantista,  completamente capovolto e rovesciato rispetto al buon senso e perfino al comune senno. Questi tre fatti in sequenza sono i classici mattoni di un muro basato sulla più ottusa  polizia del pensiero e sul ribaltamento della logica.

11 March 2012

A giugno, i frutti dell'IMU




 Questo filmato che vedete è tratto dal film di John Ford "Grapes of wrath" (I frutti dell'ira) distribuito in Italia col titolo di "Furore", dall'omonimo romanzo di Steinbeck. La scena è quella dei giannizzeri inviati dalle banche per espropriare gli agricoltori e i mezzadri delle loro terre e fattorie. I frutti dell'ira matureranno anche da noi? Sì, certo e  si scatenerà a giugno: si chiama IMU, la sigla che hanno dato alla vecchia ICI, abolita dal governo Berlusconi, ma poi disgraziatamente ripristinata dai tecnici. L'occasione per parlarne mi è stata data da un articolo di Nicola Porro sul Giornale  dal titolo "Se adesso ci espropriano la nostra casa", linkato da Debora Billi sul suo blog.
L'articolo esordisce: "L'Imu rischia di rendere gli italiani dei «nobili decaduti» (copyright Eurispes). Ancora non ce ne accorgiamo. Ma tra pochi mesi, a fine giugno, i proprietari di casa inizieranno a pagare anche sulla prima casa".
E non sarà un'Ici prodiana, di vecchiio tipo, che tutto sommato era ancora sostenibile, ma ben  peggiore.

Ma perché rischiamo la decadenza? Per il semplice motivo che la tassa ha un'anima espropriativa. Si paga per il solo fatto di avere in proprietà una casa. Un migliaio di euro l'anno per un immobile che sulla carta vale meno di 300mila euro è roba forte. È come se lo Stato ci dicesse: o continuate a produrre reddito per pagare le tasse sulla casa oppure prima o poi la dovete vendere. Pensateci bene non è un'esagerazione. Le tasse sul reddito, e ovviamente quelle sui consumi, sono parametrate su flussi di ricchezza. Toccare lo stock accumulato è un grande rischio. Per due motivi fondamentali. Il primo è che non è detto che tutti siano in grado di «permettersi» il pagamento: e ciò non è peccato, posto che la presunta ricchezza deriva da quanto già accumulato grazie al reddito realizzato nel passato e dunque già tassato. Inoltre una tassa siffatta produce un effetto povertà, che in un momento di crisi abbatte propensione al consumo e al risparmio.

Analizziamo la frase di Porro che ho grassettato. In un contesto recessivo come quello attuale, che significa essere costretti a vendere? A "svendere" ovviamente, perché denaro ne circola poco.  Inoltre non ha senso trattare da "aristocratici" quegli Italiani che hanno fatto fior di sacrfici per diventare proprietari. Chi compra una casa paga il mutuo che guarda caso, si chiama "ipotecario" e nutre già la Banca di cospicui interessi rateizzati nel tempo (paga perciò, quasi il doppio del suo reale valore immobiliare). Chi compra una casa fa sacrifci e  di solito non va in vacanza per alcuni anni.  E' costretto a stipulare pure un'assicurazione per cautelarsi in caso di morte del "contraente" e se la riceve invece in eredità, paga le tasse successione. Qui, solo un esempio di quante tasse gravino sulla casa ereditata.  rinunciare alle vacanze, almeno per i primi anni.
Inoltre, mi si spieghi perché oltre ad aver nutrito per dieci, quindici, o vent' anni (a seconda della durata del mutuo) una Banca (tralascio di parlare della Via Crucis per negoziare il costo del denaro facendo il giro delle 7 chiese degli Istituti di Credito) ora è ancora grazie alle Banche al Governo che dovremmo pagare questa ennesima nefanda INIQUITA'.
Ma è stato tutto calcolato da parte degli attuali banchieri al governo: una casa crea l'uomo "stanziale" e l'uomo stanziale non emigra. Lo vogliono eternamente "nomade", sradicato, privo di valori vincolanti e disponibile al cosiddetto "turn over" permanente. Perfino durante la terza e quarta  età nella quale non sarà più consentito tirare i remi in  barca e godersi in santa pace i frutti dei propri sacrifici. E intanto i gruppi immobiliaristi da sempre organici alle Banche, affilano gli artigli acuminati su quelli che non ce la faranno più a tirare avanti.
Pensiamo alle conseguenze di questi gravami su chi ha fattorie, antichi casali di campagna, stalle in cui ritirare gli animali. Ma anche a piccoli e medi imprenditori che hanno il laboratorio o il piccolo capanno industriale attiguo alla classica villetta d'abitazione come avviene  in Lombardia e nel Nord Est: tutto bottino prelibato per i vampiri di Equitalia. Si misurano i locali e se sono grandi...zac! scattano aliquote da capogiro. Roba simile all'esproprio dei kulaki sotto Stalin. E' solo che qui siamo al capitalcomunismo internazionalizzato.
Temo che tra giugno e settembre vendemmieremo i frutti dell'Ira. Anzi, dell'IMU.

07 March 2012

8 marzo: volete donne così?

Eos (l'Aurora)  di W.A. Bouguereau
Domani ci toccherà sorbirci la solita solfa dell'8 marzo: mimose, cortei, simposi sull'occupazione femminile che non c'è, "pari opportunità" e la solita retorica del femminese sinistro. Soprattutto vedremo la Fornero e le sue rivoluzioni grammaticali di voler togliere l'articolo determinativo davanti al nome femminile, tanto per essere equiparata a Monti.Che invidia penis!
la Fornero
A.Maria Cancellieri
Poi c'è la Cancellieri che ha una voce come quella di un trans di Via Gradoli e sembra un vecchio bersagliere reduce dalla Breccia di Porta Pia (le mancano le piume del gallo cedrone). Per non dire della Severino, la mesta Guardasigilla con una pettinatura che pare il parrucchino  di Michael Caine nel film "Un vestito per uccidere". Guardo la Fornero con quella ruga che le spacca in due la fronte e le dà un'aria rigida, intristita, corrucciata, ritorta su di sé. La Severino, che a tutto fa pensare fuorché all'equilibrio della Giustizia.


Paola Severino
Poi guardo i dipinti dell'antichità: è vero che ci mostrano bellezze femminili morbide, sensuali, armoniose, che ricevevano molti omaggi e pochi diritti. Ma la vogliamo trovare o no, una giusta via di mezzo fra "omaggi" e "diritti" senza dover deprimere il genere umano?
Davvero vogliamo donne che vivono solo per lavorare e non vanno più via dal lavoro nemmeno quando è ora di pensionarsi quale nuovo sol dell'Avvenire?
Lo dico alle donne che transitano in questo blog. Vi piacerebbe essere così come l'immagine in alto di Eos (Aurora) di Bouguereau o così come una di queste donne di sotto? Le Triumvire (e che vis!) Fornero, Severino, Cancellieri; poi la Camusso con l' elmetto prussiano in testa, o magari l' Annunziata che carica il prossimo come un bisonte strabico e si accanisce maramaldescamente pure sui morti perché non hanno dichiarato apertamente quali sono le loro scelte sessuali?

A questo punto, penso che ai poveri maschietti, non resti che salire, disperati,  su un albero come dei primati e ululare ai quattro venti, al sole e alla luna: "Voglio una donnaaaaaaaa! "